Giacomo Ciriello: Berlusconi fu nemico dI MAFIA E ‘NDRANGHETA

Saviano? Nel 2008 esaltò Maroni

 

Giacomo Ciriello ricorda l’azione di Berlusconi e Maroni contro le mafie e la ‘Ndrangheta. In un’intervista al programma KlausCondicio (online al link https://www.youtube.com/watch?v=2e-N0RbfkkU) l’ex capo di gabinetto di Roberto Maroni al Ministero degli Interni racconta ai microfoni di Klaus Davi: «La stagione 2008-2011 ebbe un primo importante segnale di risveglio criminale in Campania con la strage di Castelvolturno nel settembre del 2008. Lì ci fu una reazione dello Stato senza precedenti, non solo con l’invio di forze dell’ordine ma anche dell’esercito che, a distanza di un anno, portò a un recupero di controllo da parte dello Stato di quei pezzi del territorio campano. Ma altri segnali arrivarono anche dalla Calabria dove una serie di minacce andarono a colpire la magistratura e i suoi rappresentanti. Il ministro Maroni e il ministro Alfano vollero prestare maggiore attenzione a quella regione che a tratti, anche nel nostro immaginario collettivo, è parsa perduta per la forte penetrazione della presenza criminale. Si svolsero importanti riunioni del Comitato Nazionale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica e riunioni operative anche con la magistratura, non solo in Calabria. Ma il Governo Berlusconi di allora volle che si svolgesse lì il Consiglio dei Ministri che approvò il pacchetto Antimafia in cui, oltre a una serie di norme molto più stringenti per la lotta alla criminalità, fu istituita l’Agenzia Nazionale per i beni sequestrati confiscati alla mafia, la cui sede principale fu posta proprio a Reggio Calabria. Credo che, al di là di alcuni errori di azioni che hanno potuto dare dei segnali meno inequivocabili, i risultati sul fronte della lotta alla mafia furono straordinari e probabilmente ce ne dovremmo reimpossessare nella memoria collettiva e nel dibattito pubblico perché da quelli si può ripartire per recuperare quello spirito unitario che allora consentì quei traguardi». Ciriello, giornalista e autore del libro “La mafia si può vincere” (Nino Aragno Editore), ricorda anche: «Nella prima fase di Maroni al Viminale, cioè subito dopo il 2008, devo dire che da Roberto Saviano arrivarono parole molto positive nei confronti di Maroni, a suo avviso uno dei migliori ministri dell’interno che l’Italia abbia avuto. Ci fu poi una polemica legata alla sua trasmissione Vieni via con me sulla presenza della mafia al Nord, di cui Maroni era perfettamente consapevole perché quelle regioni rappresentano terre di conquista e di infiltrazioni e furono seguite con molta attenzione già da quel governo. In particolare però la polemica fu sull’interlocuzione della criminalità con esponenti della Lega Nord. Ecco, per un ministro che aveva fatto della lotta alla mafia la priorità della sua azione di Governo, quella frase fu non accettabile e proprio quell’idea volle contestare. Dal mio punto di vista, da collaboratore di Maroni e anche per le reazioni che registrammo all’indomani di quella polemica da parte di magistrati ed esponenti delle forze politiche che invitarono a una pace e a un chiarimento tra i due, fu una pagina spiacevole perché in fondo si stava dividendo un fronte che in questo Paese non si deve dividere, il fronte Antimafia».

 

 

 

Luca Bragadini

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