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Operazione “Reale 5” eseguite 26 ordinanze di custodia cautelare

16 luglio – riceviamo e pubblichiamo –  C’è anche la moglie del boss Antonio Pelle ‘Gambazza’, arrestato nel 2009 dopo un periodo di latitanza, tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare eseguita questa mattina dai carabinieri del Ros e del Comando provinciale. Giuseppa Giampaolo (per lei sono stati disposti gli arresti domiciliari) insieme agli altri familiari Giuseppe Pelle, Domenico Pelle e Sebastiano Pelle (anche loro destinatari della misura) avrebbe ”con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso, aiutato Pelle Antonio a sottrarsi all’esecuzione di pena, occupandosi di trasferirlo, di trovargli sistemazione e nascondiglio in posti sicuri sia in Calabria che fuori regione, assicurandogli le dovute cure mediche stante la malattia nonchè preoccupandosi di andare a fargli visita, dopo aver depistato le forze dell’ordine, sì da consentirgli di continuare ad impartire le direttive per la gestione della ‘ndrina Pelle senza correre il rischio di usare il telefono o di fare ritorno a casa”. Offrivano al boss e ai suoi familiari auto ‘pulite’ e nascondigli sicuri. Così Antonio Pelle ‘Gambazza’ è riuscito a sottrarsi per lungo tempo alla cattura.

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Dai dialoghi intercettati dai carabinieri che hanno eseguito 26 ordinanze di custodia cautelare nell’operazione ‘Reale 5’, è emerso che dopo un periodo trascorso nei bunker di Contrada Ricciolio il vecchio ‘Ntoni gambazza era stato ospitato a Careri da Ines Cuscunà (oggi agli arresti domiciliari), successivamente si era spostato a Natile Vecchio di Careri dai fratelli Aldo Domenico e Giuseppe Marvelli, per poi essere trasferito in provincia di Cuneo dai cugini Sebastiano e Vincenzo Giampaolo; infine, dal dicembre 2008 fino ad aprile/maggio 2009, Antonio Pelle era stato accudito da Antonio Pizzimenti, Pietro e Virginio Scopelliti, a Santo Stefano in Aspromonte. Una volta che il latitante era rientrato in Calabria, sono stati registrati numerosi allontanamenti dei familiari resi possibili dalla messa a regime di una complessa macchina di sostegno logistico alla quale partecipavano tutti gli stretti congiunti del latitante, supportati da Giuseppe, Domenico e Sebastiano Carbone (rispettivamente suocero e cognati di Domenico Pelle). La sera del 14 marzo 2010, durante un dialogo tra Giuseppe Pelle, Domenico Pelle e Giuseppe Marvelli, i fratelli Pelle, confermando le ipotesi investigative, raccontavano al loro ospite gli sforzi profusi dai tre Carbone per sviare le indagini ed i pedinamenti dei Carabinieri, agevolando i loro numerosi ricongiungimenti con il padre latitante: ”Bisogno per i latitanti (…) mio padre, tante sere avevamo bisogno (…) io quelli che ho avuto dalla sera alla mattina, da un secondo all’altro, sono stati i miei cognati (…) ed e’ stato mio suocero (…) e con il rischio di essere arrestati e con il rischio di essere uccisi, solo a mio suocero ed ai miei due cognati, per quanto piccoli erano, si sono messi sempre a disposizione”. Elettrauto e meccanici erano a disposizione della cosca Pelle per cercare microspie all’interno delle auto. I componenti famiglia Pelle, raccontano gli investigatori, coscienti del proprio status di appartenenti ad una delle cosche mafiose più blasonate della Calabria, trascorrevano la loro quotidianità con la convinzione di essere sempre controllati dalle Forze di Polizia e col timore di tradirsi dicendo o facendo qualcosa che potesse comprometterli. Ognuno di essi aveva maturato una tecnica tutta propria alla quale faceva ricorso ogniqualvolta si trovava in macchina o comunque in un ambiente chiuso: dialogare a voce molto bassa, inquinare le voci alzando il volume della radio o della televisione o, addirittura, non parlare. Tutti gli associati erano talmente protesi nel tentativo di cogliere anche il più piccolo malfunzionamento elettrico, rumori o fruscii nelle loro vetture, da sembrare quasi paranoici. Sulla base dell’affidabilità dal punto di vista personale e della capacità professionale, i Pelle avevano selezionato e assoldato alcuni soggetti deputati a bonificare periodicamente i mezzi e le loro abitazioni tra cui Francesco Albanesi, Vincenzo Brognano, Giuseppe Codisposti e Roberto Crisafi.