• Home »
  • Gioia Tauro »
  • Nicola Zagarella, “ Il reparto di Chirurgia non è ancora “rientrato” a Gioia Tauro

Nicola Zagarella, “ Il reparto di Chirurgia non è ancora “rientrato” a Gioia Tauro

Torna a far sentire la sua voce, Nicola Zagarella capogruppo del Movimento “Città vivibile” di Gioia Tauro.
In merito all’annoso problema dell’ospedale della città,un tempo fiore all’occhiello della Piana del Tauro.
Zagarella scrive: “ Il reparto di Chirurgia non è ancora “rientrato” a Gioia Tauro ed i cittadini di Gioia e del suo comprensorio, i lavoratori del Porto e delle aree industriali si chiedono a gran voce quanto durerà ancora quest’altra “telenovela” tutta calabrese e da “premio Oscar”.
Infatti, nonostante la dichiarazione di “provvisorietà” di un altro di quegli inopportuni ed incredibili provvedimenti di facile sfascio adottati dalla direzione aziendale dell’Asp di Reggio Calabria, la “trasferta” del personale inviato a Polistena che avrebbe dovuto avere termine a gennaio ancora continua.
E continua a tempo indeterminato o, forse, per quel che ci sarebbe (o, peggio,c’è) nelle intenzioni di questa classe dirigente dalle idee strane, è a definitiva soluzione.
Che molto spesso, in quest’area, si realizza, appunto, con il “paravento” del “provvisorio”.
I vari responsabili dislocati nelle stanze dei bottoni – governatori, commissari della sanità, dirigenti aziendali, amministrativi e “potenti” vari – sanno bene che Gioia Tauro, città “motrice” dell’economia calabrese, ma spogliata, sedotta, dilaniata ed abbandonata, è seconda solo a Reggio Calabria nella provincia, ed è tra le città portuali, industriali e commerciali più importanti del Meridione d’Italia.
Ma viene trattata – e ciò, purtroppo, non riguarda solo il settore della Sanità, ma tutti i settore senza sconti e riduzioni – alla stregua dell’ultima anonima borgata esistente al mondo.
Incredibile il “processo” di facile e disinvolto svuotamento e trasferimento di pubbliche istituzioni avvenuto nel corso degli ultimi anni (limitandoci alla Sanità: sede Asl, sede di Distretto, sede di presidio vaccinale, etc), probabilmente anche per compiere atti di “magnanimità” nei riguardi di località viciniori.
E poi, come vergognosa ciliegina sulla torta, l’azione di lenta ed inesorabile devastazione e di abbattimento del presidio sanitario, l’Ospedale “Giovanni XXIII ” di Viale Curie, sorto in zona altamente strategica e raggiungibile facilmente per via aerea, stradale, ferroviaria e marittima.
Ospedale realizzato in osservanza della normativa vigente – in primis, quella antinfortunistica e (attenzione) antisismica – Ospedale contiguo al più grande Porto del Mediterraneo e delle aree industriali circostanti.
Un ospedale che nel periodo nel quale è stato lasciato funzionare era all’avanguardia e, come numero annuale di interventi di Pronto Soccorso, subito dopo gli Ospedali Riuniti di Reggio Calabria (come dichiarato a suo tempo, dal compianto primario chirurgo emerito e direttore sanitario Prof. Giovanni Frisina).
Nell’opera distruttiva dell’Asp rientra anche il grande e prestigioso edifìcio posto a destra dell’entrata del nosocomio dove operavano diversi ambulatori ed uffici e dove esiste anche una grande ed arredata sala convegni.
Questo edificio, chiuso per la presenza di qualche lastra di eternit, “giace inerte” da diversi lustri. Un vero “lusso” che si mantiene l’Asp per tenerlo in questo stato pietoso e di grande pericolo per la salute pubblica”
Continuando dice : “E mentre non si provvede a rendere fruibile questo prestigioso corpo di fabbrica, cosa fa l’Asp? Smobilita gran parte del piano terreno dell’Ospedale per ridurre reparti e posti letto per trasferirvi quegli uffici, ambulatori e servizi dell’edificio “immobilizzato” per qualche lastra di eternit, ridimensionando l’ospedale e tenendo fermi i grossi danni per la salute pubblica esistenti, senza più porsi il problema di rimuovere il pericolo che era (ed è) incombente.
Imprevedibili le grandi manovre di sfascio. A parte la Chirurgia (e la scomparsa del reparto di cardiologia), negli anni più volte “attenzionata” per dirottarla in altri luoghi (da rammentare un “felice” provvedimento come il trasferimento a Scilla), interdetta per i motivi più banali che potevano essere facilmente rimossi, l’operazione di smantellamento di Divisioni e Reparti (ad esempio Ostetricia e Ginecologia), è stata attuata con vari stratagemmi’ dagli strateghi di turno, come, ad esempio, la “messa a norma” dettata dalla programmazione europea.
Ed ora, mentre si attende da decenni l’arrivo, più volte annunciato e più volte verbalizzato in vari “incontri operativi”, della famosa Tac e/o della risonanza magnetica, si registrano frequenti “guasti” al reparto di radiologia. E’, forse, il prossimo provvedimento di chiusura?”
Infine Zagarella conclude: “La popolazione di Gioia Tauro è stanca di tutte queste cose, e i cittadini, i movimenti politici e il comitato sorto a difesa dell’ospedale, oltre a chiedere l’autorevole intervento dei rappresentanti del Governo che guidano il comune per scuotere l’indifferenza dell’Asp e delle altre istituzioni competenti, attendono ancora che venga attuato tutto quanto è previsto nel Piano Sanitario.
E, come prima cosa, il rientro dall’esilio del reparto di chirurgia, e una concreta azione di rilancio del “Giovanni XXIII ” che, per la sua posizione strategica e le risposte che sarebbe in grado di dare, è semplicemente indispensabile per la salute della popolazione e dei lavoratori del comprensorio a forte rischio infortunistico”.
Caterina Sorbara