Anno nuovo, vita nuova!

In tempi di festa, si sa, siamo tutti più buoni. Sarà per questo che da più parti si levano accorati appelli all’unità, al ‘volemose bene’, all’urgenza di ergere armate – Brancaleone – contro l’avanzata delle destre e il montare del fascismo farsesco, ormai al governo.
Ancora una volta siamo costretti a recitare la parte dei ‘cattivi’, respingendo, con serenità e fermezza, appelli a un’unità posticcia, improvvisata e, soprattutto, ipocrita.
Com’è possibile fare appello all’unità contro l’avanzata delle destre quando gli stessi soggetti, oggi così ecumenici in questi richiami, hanno fatto proprio il verbo liberista negli ultimi decenni, schierandosi sempre dalla parte delle banche e dell’austera contabilità europea, devastando le ultime tutele presenti nel mercato del lavoro, e mai dalla parte delle persone, in carne e ossa, costrette a subirne i diktat? Com’è possibile prendere sul serio gli allarmi invocati di fronte al razzismo di Stato attuale quando provengono dagli stessi soggetti che hanno autorizzato il sequestro di donne uomini e bambini in viaggio nel deserto libico da parte di bande armate senza scrupoli o che hanno inaugurato la criminalizzazione della solidarietà col pretesto della minaccia alla tenuta democratica del Paese?
O ancora, come possiamo accogliere l’invito all’unità da parte di chi sposa l’imperativo di costruire, cementificare, inquinare, ingrossare le tasche del business delle grandi opere inutili e che attentano alla salute del nostro territorio, quando a ogni pioggia piangiamo morti e devastazione?
Certo, non siamo autoreferenziali. Potere al Popolo! è una soggettività politica che vuole unire le lotte, non frammentarle. Ma la nostra unità è costruita sul vocabolario della lotta al liberismo, alle privatizzazioni e al razzismo. Anche in una piccola città come Reggio Calabria.
Chi oggi cerca unità perché ha progressivamente dilapidato il consenso elettorale dovrebbe interrogarsi criticamente sul proprio operato. Chi aveva annunciato il cambiamento, oggi chiama a dirigere il settore dei Servizi Finanziari della Città Metropolitana Enzo Cuzzola, uomo buono per tutte le stagioni, da quella di Falcomatà padre a quella di Arena e del commissariamento del comune, passando per Accorinti e l’altra sponda dello Stretto. Una scelta gattopardesca, anche se già immaginiamo come ogni critica verrà tacciata di strumentalità. In fondo, si dirà, Cuzzola è solo un buon amministratore, scelto in base alla sua competenza e professionalità.
E no, invece: richiamare la neutralità delle scelte tecniche è solo un modo per nascondere l’arretramento della propria visione politica, il fallimento delle promesse di trasformazione radicale pronunciate un tempo.
Reggio Calabria ha bisogno di un percorso politico che segni una totale discontinuità dal passato, remoto e recente; che parta dalle necessità dei suoi cittadini senza rifugiarsi sempre nella foglia di fico dei danni perpetrati dalle amministrazioni precedenti!
Ci vengono in mente le parole di Antonio Gramsci, di cui forse non sarebbe del tutto sbagliato ricordarsi ogni tanto: «Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio. Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze; non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare per la propria via. La mia posizione morale è ottima: chi mi crede un satanasso, chi mi crede quasi un santo. Io non voglio fare né il martire né l’eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde, e che non le baratta per niente al mondo».
Che sia un anno di lotta e di riscatto!

Potere al Popolo! – Reggio Calabria