Antonio Romano IDM, Il ponte sullo stretto serve!

L’occasione è ghiotta e forse irripetibile.

Il sud Italia potrebbe aspirare al ruolo di porta di ingresso verso l’Italia e l’Europa continentale, con importanti prospettive di lavoro, di ricchezza e di insediamento di nuove attività imprenditoriali; sarebbe, infatti, una gigantesca base logistica per la movimentazione delle merci.

Certo non basta fare arrivare le merci al sud; occorre poi smistarle verso il resto del Paese e il Continente Europeo. Una partita complessa e con molti concorrenti; ma chi potrebbe competere con la posizione strategica dei porti del sud ed in particolare con quello di Gioia Tauro.

La storia del ponte di Messina è stata puntualmente accompagnata da polemiche roventi, da mistificazioni e da non poca disinformazione.

Una delle polemiche più ricorrenti si sintetizza in poche battute:  “ a chi serve? “.

Serve; eccome se serve!

I dati sui flussi passeggeri e merci nello Stretto dicono che nel 2016 sono transitati, tra Scilla e Cariddi, poco più di sette milioni di passeggeri paganti e quasi sei milioni di tonnellate di merci; secondo una stima contenuta nel progetto di fattibilità del ponte, circa il 40% dei passeggeri attraversa lo stratto con regolarità (pendolari).

Basterebbero questi dati per confermare la valenza economica e commerciale di un collegamento stabile per le merci ed i passeggeri fra le due sponde.

Una seconda considerazione riguarda i costi dell’investimento. Allo Stato si chiedeva per il ponte un finanziamento di 2,2 miliardi di euro mentre il resto (circa quattro miliardi) era a carico di investitori privati che avrebbero incassato il pedaggio per 90 anni, con l’impegno contrattuale di contenere gli eventuali aumenti del pedaggio entri i limiti dell’inflazione. Di questo impegno si faceva garante anche la società pubblica ferroviaria “FS” che, di contro, avrebbe eliminato le corse via traghetto, stabilmente in perdita.

Certo due miliardi di euro sono una cifra importante, ma come dimenticare che lo Stato ha speso circa 33 miliardi di euro per l’alta velocità ferroviaria che trasporta (su 1500 chilometri di linea) trenta milioni di passeggeri  l’anno? Perché non investire due miliardi per (almeno) sette milioni di passeggeri l’anno? Perché non realizzare quella che diventerebbe la più grande attrazione turistica italiana?

Noi dell’Italia del Meridione ci mobiliteremo affinchè si riporti sotto i riflettori questo progetto strategico.

Nel mese di Dicembre, insieme all’On. Orlandino Greco, organizzeremo a Villa San Giovanni un convegno per evidenziare l’importanza dell’opera, coinvolgendo politici siciliani e calabresi al fine di far capire che per essere parte integrante del Continente Europeo, il Ponte sullo Stretto deve essere un’opera necessaria ed indispensabile.

 

Antonio Romano

Coord. IdM Prov. RC