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DISPERSIONE SCOLASTICA IN LEGGERO CALO MA ITALIA E CALABRIA ANCORA LONTANI DAGLI OBIETTIVI EUROPEI 2020

A guardarlo in faccia il problema della dispersione scolastica allerta non poco. Non solo perché si tratta di un fenomeno complesso non egualmente presente in tutte le scuole del territorio nazionale e che si consuma all’oscuro, spesso nel silenzio e nel consenso dei genitori. Ma, soprattutto, perché, se una minima quota di evasione e di insuccessi può forse essere considerata fisiologica, una cifra elevata come quella del nostro Paese potrebbe essere – e forse è- sinonimo di inefficacia di sistemi scolastici.
L’abbandono scolastico precoce è un fenomeno che preoccupa tutti gli Stati europei ed è al centro delle politiche educative europee e nazionali. Uno dei traguardi principali di miglioramento della strategia Europa 2020 è proprio quello di abbassare al di sotto del 10% la percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandona prematuramente gli studi e la formazione.
L’Italia è ancora agli ultimi posti in Europa per numero di laureati, tasso di abbandono scolastico e competenze». Lo afferma l’Istat nel rapporto Sdgs (Sustainable Development Goals), ovvero gli obiettivi di sviluppo sostenibile per il 2019, sottolineando che il 14,5% dei ragazzi di 18-24 anni abbandona gli studi con al più la licenza media nel 2018, pari a uno su sette. Nel 2009 la percentuale era del 19,2%
L’uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione , sottolinea l’Istat, è aumentata negli ultimi due anni, tornando così ai livelli del 2015, e riguarda soprattutto le regioni del Mezzogiorno e i maschi. Le competenze alfabetiche, numeriche e per la lingua inglese sono molto basse per alcuni gruppi di studenti. I ragazzi del terzo anno di scuola secondaria che non raggiungono la sufficienza è del 34,3% per le competenze alfabetiche e del 40,1% per la matematica. Solo il 27,9% dei giovani di 30-34 anni è laureato o ha un altro titolo terziario, un livello molto inferiore alla media europea e superiore solo a quello della Romania.
Dal 1995 ad oggi ,la dispersione scolastica è stata una costante nel nostro sistema. Basti pensare che ogni anno è fuoriuscito dalla scuola superiore italiana un numero di (ex)studenti oscillante tra le 215 mila e le 150 mila unità. Ciò si traduce ,in termini percentuali ,in numero davvero preoccupanti il 36,7% dei ragazzi e delle ragazze che si erano iscritti in una scuola statale nel 1995 ,nel 2000 era letteralmente sparito ,fuoriuscito dal sistema educativo e mai più rientratovi.
Per fortuna questo valore particolarmente negativo tende a scendere negli ultimi anni e nell’ultimo ciclo quinquennale(2013- 2018) si attesta sul 24,7% ,concludendo una serie per ora in costante diminuzione.
Come evidenzia l’ultima ricerca di TuttoScuola per farsi una idea di quanto avvenuto negli ultimi anni, basta aggregare i dati in una cifra assoluta:3,5 milioni è questo il numero di ragazzi e ragazze che dal 1995 al 2018 ha abbandonato la scuola. Messa così il campanello d’allarme suona davvero forte.
I dati dell’ultimo quinquennio evidenziano per la Calabria una percentuale di studenti dispersi pari al 21,5% (4897 unità). Tra i tre tipi di istituto superiore sono i Licei ad avere la quota minore di dispersi, seguiti dagli Istituti Tecnici e dai Professionali
Questo è invece il quadro che emerge sulla dispersione scolastica dal recente focus del Ministero della P.I..
Per quanto riguarda la scuola secondaria di II grado, le regioni del meridione hanno riportato mediamente la percentuale di abbandono complessivo più elevata, pari al 4,7% per le regioni insulari e al 3,9 % per quelle del Sud. Il Nord-Ovest presenta una percentuale del 3,8%,le regioni dell’Italia centrale in media del 3,5% e quelle del nord-Est del 3,3%.
In particolare le regioni con il differenziale di abbandono complessivo più elevato sono la Sardegna con il 5,3%, la Sicilia con il 4,5%, la Campania con il 4,4% e la Calabria con il 3,7%, rispetto alla media nazionale del 3,8%.
Tale dato è certamente legato alla diffusione del lavoro minorile nel nostro paese che in particolare nella fascia di età 14-15 anni , interessa maggiormente i ragazzi maschi delle regioni meridionali.
I maschi abbandonano più delle femmine, mentre la dispersione colpisce maggiormente i cittadini stranieri.
Non c’è dubbio che l’età critica sia propria quella a cavallo dei 13-16 anni, da un ciclo scolastico a quello successivo.
Momenti che non si configurano come snodi ma vere e proprie cesure: il difficile impatto con il nuovo mondo di studio produce l’uscita dal sistema scolastico ufficiale e l’ingresso, spesso solo temporaneo, in un sistema educativo alternativo o, nella maggior parte dei casi, una entrata nel mondo del lavoro, molto al di là nel tempo, per quanto riguarda il sud, forse, dopo un corso di formazione professionale.
Comunque, fortunatamente i dati della dispersione scolastica nella nostra regione e, complessivamente, nel Paese, non sono più quelli di dieci anni fa. Questo va detto a merito di quanto la scuola e le strutture amministrative con le normative e le opportunità messe in campo negli ultimi anni sono riusciti a realizzare.
Continua, certo, a permanere, questo sì, una forte situazione di rischio educativo connaturato alla presenza di alcuni fattori, che così sinteticamente possono essere identificati in una percentuale non trascurabile di alunni che evidenziano: difficoltà nell’ambito linguistico e della comunicazione in generale; difficoltà di apprendimento:mancanza d’ordine affettivo ed emotivo; scarsa autostima; tendenza ad autoemarginarsi; aggressività verso sé o persone; condotta oppositiva verso le regole ,i docenti e l’istituzione scolastica nel suo complesso.
Le cause, dunque, sono molteplici e si presentano alternativamente o insieme, secondo gli allievi. A volte il problema è familiare, per situazioni socioeconomiche precarie, svantaggio culturale, deprivazione nelle relazioni affettive, marginalità sociale e scolastica.
La Corte dei Conti il 26 luglio u.s. ha redatto una relazione sulla problematica relativamente alle cause che la determinano. I motivi degli abbandoni sono attribuiti “alla scarsa attrattività delle scuole, spesso prive di adeguate dotazioni didattiche e ludiche con una didattica rigida, che poco tocca le corde motivazionali dell’alunno”.
La Corte, dunque, non le manda a dire e aggiunge che ,nonostante una legislazione avanzata,non sono seguiti risultati auspicati. Eppure, nell’esaminare i profili finanziari e gestionali, la Corte dei Conti sottolinea che le risorse stanziate ed erogate dallo Stato,negli anni 2012- 2017 sono stati di 218 milioni di euro. Rilevante è stato l’ausilio giunto dai fondi comunitari. Nel periodo di programmazione PON 2017- 2013 il totale complessivo delle risorse utilizzate per la lotta alla dispersione è stato pari a 309.690.333,10 euro. L’importo programmato, invece, per il periodo 2014- 2020, è di euro 345.945.951,00.
Infine, la Corte ricorda che, essendo tuttora assente un piano strategico nazionale organico,coordinato e condiviso fra tutti i soggetti istituzionali coinvolti, il contrasto all’abbandono scolastico resterà debole
Va evidenziato il peggioramento della situazione economica che ha colpito in modo ancora più profondo, i minori in povertà relativa all’abbandono che sono 1 su 5 in Italia, ossia il 22,3% (con un incremento del +20,2%), ma che in Calabria riguarda addirittura poco meno della metà dei giovani fino ai 17 anni(47,1%), la percentuale più alta in Italia.
Altro indicatore di povertà educativa è la percentuale bassissima dei bambini che frequentano l’asilo. Quasi nove bambini su dieci (87%) non vanno all’asilo nido o non frequentano servizi per la prima infanzia. In Calabria e Campania solo l’1,2% e il 2,6% rispettivamente può accedere a questi servizi.
Siamo ,perciò, tutti avvertiti che esiste una dispersione ancora più pericolosa, la cosiddetta dispersione silenziosa, che non si concretizza con l’allontanamento fisico dalla struttura scolastica, ma con l’allontanamento mentale dell’allievo che non partecipa alle attività didattiche/educative. Una dispersione occulta che si ha quando alla promozione amministrativa non corrisponde assolutamente un avanzamento reale delle conoscenze e delle competenze di base: le statistiche nazionali e internazionali stanno lì a dimostrare che in Italia, e in particolare in Calabria, le cose stanno proprio in questi termini.

19 agosto 2019 Prof. Guido Leone
già Dirigente tecnico USR Calabria