La Calabria conquiste e contraddizioni tra Stato, Chiesa e Politica…alle Muse

La Sala D’Arte “Le Muse” domenica scorsa ha ospitato nell’ambito della programmazione 2017/2018 due calabresi doc: Mimmo Nunnari – saggista e Maurizio Carnevali- artista.

Due personaggi diversi per scelte lavorative, professionali, due intellettuali con un unico denominatore comune: avere raccontato sia nell’arte che nel giornalismo una Calabria terra inquieta, contraddittoria ma anche ricca di uomini e donne che aspettano da sempre un riscatto economico, sociale ed umano; queste le parole del presidente Muse Giuseppe Livoti in apertura dell’evento che ancora una volta vuole fare riscoprire il piacere identitario di appartenere al Sud.

Maurizio Carnevali in collegamento telefonico ha ricordato i suoi inizi e le difficoltà per affermarsi come artista. Esistevano ed esistono ancora oggi le Accademie come luoghi di alta cultura, ma spesso di cultura ne vedo poca, con professionisti che non rispecchiano in pieno i loro ruoli, in questo sono antiaccademico io che ho solo frequentato per poco tempo questi ambienti per me inadatti ed inadeguati. Il mito e la Calabria nella sua dimensione più grande mi hanno da sempre attratto, solo così sono riuscito a comunicare al pubblico forse la parte pulita dei nostri territori, descritti in storie e letterature. Oggi occorre guardare al passato in tutti gli ambiti e per questo io continuo la mia attività libero e scevro da logiche di mercato e di sistema.  Mimmo Nunnari giornalista e vice direttore del tgr (telegiornali regionali Rai), già docente di Teoria e Tecnica del Giornalismo all’Università di Messina e Sociologia dei progetti Culturali e comunicativi all’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Rc, al pubblico delle Muse ha presentato il volume “La Calabria spiegata agli italiani – Ed. Rubbettino”. Sono indignato – ha esordito –  ed in quaranta anni di attività ho capito che  -le cattedre di chi sta al potere- in ogni ambito non servono a nulla. Noi la Calabria non la conosciamo e utilizzo il termine di “spiegare la Calabria” con presunzione voluta. Le colpe provengono dall’unità d’Italia, non ho nostalgia del preesistente ma siamo una regione con 200 anni di solitudine. Lo Stato è occhiuto ma non governante per Nunnari e non siamo tutti sotto la stessa Costituzione. Inutile dire che i flussi finanziari sono stati solo utili non alla crescita delle istituzioni ma all’assistenzialismo e quindi gli investimenti non ci sono stati. Viviamo in una modernizzazione senza sviluppo e abbiamo una classe dirigente tra le peggiori, mentre la Chiesa al Sud si divide tra “preti eroi quotidiani” e “preti burocrati” e proprio per questo rimpiango personalità di spicco come Mons. Agostino l’unico che ha scritto di suo pugno tanti documenti utili al Sud. E dunque non si può sentire che la Chiesa è contro la Mafia ma la Stessa deve – alzare la voce contro la società odierna-. Un dibattito, infine ha animato il salotto domenicale delle Muse alla ricerca della auspicabile soluzione di liberarsi di un territorio metà inferno e metà paradiso, terra di misteri e ombre nere, scenario di bellezze ineguagliabili, territorio accogliente e teatro di violenza mafiose.