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La simbologia di potere: la solo accennata presenza ne ‘ L’uomo del labirinto’ di Carrisi

Al. Tallarita

Condivido con il pubblico l’esperienza della visione dell’ultimo film di Carrisi dal titolo:
” L’uomo del labirinto” con la straordinaria interpretazione di Servillo. Ma premetto nel dire, che essendo una studiosa e ricercatrice dei simboli di potere, ovviamente mi sono sentita completamente a mio agio nel vedere la pellicola, seppur a mio avviso non riuscitissima  e le cui aspirazioni sono veramente alte da parte del regista. La sensazione è quella di uscire dalla sala cinematografica ‘dovendosi spiegare che cosa si è visto’ di ‘chi era cosa’ e ‘Come’ e di ‘cosa fossero alcuni simboli’ appena accennati. E probabilmente ‘ dopo una giornata di lavoro diventa complesso’ queste le parole di chi lo ha visto che sentivo uscire dalla sala.. Probabilmente troppo alte quelle aspirazioni dunque, per la durata del film, così tanto che vengono esplicate e prodotte in una serie di simbologie: oggetti, colori, tematiche accennate, che poi però non riescono a trovare all’interno del film la giusta collocazione temporale. Nè lo svolgimento totale di tutte le sfumature possibili, sia mentali che simboliche. Dunque un’impresa davvero ardua, che necessita di un dono di sintesi all’interno della pellicola cinematografica, che pochi registi illuminati realmente riescono ad avere. Si premia sicuramente l’impegno, per la ricerca di una tematica difficile, di appannaggio probabilmente molto più americano che non italiano. Quella che tratta dei  serial killer, dei profiler, thriller psicologici. Cito per esempio Seven, Memento, Il sesto senso e tantissimi altri anche Prisoners per esempio .. E altre importanti pellicole che lavorano su queste delicate tematiche, con grande stile, competenza, dono di sintesi, che lasciano attaccato lo spettatore sulla sedia.. che ‘salta’ ad ogni cambio sonoro.. che realmente sente quella tensione madre, che questi film dovrebbero riuscire a trasmettere. L’interpretazione del grandissimo Servillo, che pur non essendo il personaggio principale, riesce a catalizzare sinceramente l’attenzione. Un Dustin Hoffman, che conferma nella tua interpretazione il grande attore che è per la storia del cinema.
L”atmosfera da thriller (a volte un po’ sanguinolenta) è sottolineata da una splendida colonna sonora.  Mentre l’unico a cui mi sento di dare cinque stelle è al direttore della fotografia.
Dove invece altre tematiche restano poco sviluppate nella regia. Comunque consiglio di vedere il film, è un’esperienza che si può fare, se pur con delle limitazioni, rispetto all’evoluzione  un po’ lenta del film. Anche perché è sempre bene vedere un film italiano, seppure da regie poco avvezze a cogliere i particolari dietro i dialoghi nascosti fra: i colori, le pareti, i simboli, anche alcuni alchemici, esoterici. Cosa ardua,  sarà comprendere le interpretazioni che il regista ha voluto condividere con noi. Rispetto al mondo mentale del labirinto, a tutta quella simbologia che mi riporta alla mente Eco, Borges o il film Shining o Moebius.. E della problematica criminologica legata ai serial killer, che a seguito di patologie e di conflitti non risolti, sono da spunto per registi e scrittori nella creazione delle grandi opere cinematografiche e letterarie.