Mia Martini, quando la cattiveria ti distrugge

“I0 sono Mia” è il titolo del film biografico sulla grande Mia Martini, in visione nelle sale cinematografiche per tre giorni , fino ad oggi, per poi essere trasmesso su RAI 1, dopo il Festival di Sanremo.
Il film, prodotto da Eliseo Fiction in collaborazione con Rai Fiction e diretto da Riccardo Donna, vede come protagonista l’attrice Serena Rossi, nei panni di Mia Martini.
Loredana Bertè sorella della cantante, ha collaborato con la produzione, raccontando il carattere, gli aneddoti e i dettagli della sorella, morta nel 1995.
Una grande artista, distrutta dalla cattiveria e dall’invidia e , per questo costretta per molto tempo a stare lontana dalle scene.
Avevano creato attorno a lei una cappa di isolamento, dicendo che lei portava sfortuna.
Per esempio ci fu un Festival di Sanremo in cui dissero che con la sua presenza il teatro sarebbe crollato.
Ovviamente il teatro non crollò.
Riccardo Donna, ha dichiarato ad una giornalista che “ il film è solo un piccolo modo per chiederle scusa, tutti noi del mondo dello spettacolo non abbiamo fatto abbastanza per combattere ciò che le stava accadendo”.
Una terribile cattiveria che Eleonora Andreatta, direttore di RAI Fiction ha definito:” un’esclusione che chiamerei violenza su una donna, cui questo film restituisce memoria e onore”.
Il film racconta, le delusioni, la sua malinconia, il dolore che si portava dentro e poi la rivincita con la meravigliosa “Almeno tu nell’universo”, brano che vinse il premio della critica che ancora oggi porta il suo nome.
Una storia, quella di Mia terribilmente attuale, perché in tutti settori del mondo del lavoro, se qualcuno è bravissimo, è speciale, come lo era la nostra Mia Martina, la macchina del fango è sempre pronta ad agire per distruggere.
Mia Martina , lottò con le unghie e con i denti e dopo tanto tempo riuscì a prendersi la sua rivincita.
Una grande artista, una voce unica e speciale, una grande donna calabrese che mai sarà dimenticata e che vive e vivrà per sempre nei cuori di tutti noi.
Caterina Sorbara