Paravati, i fedeli attendono la revoca del decreto 1 Agosto 2017

In questi giorni stiamo assistendo a fatti inediti che succedono nell’ambito di alcune diocesi: nell’interno di qualche chiesa italiana i fedeli si esibiscono in balli e canti tipo cori da stadio che nulla hanno a che fare con le autentiche espressioni di fede e con le tradizioni cattoliche. Queste forme “moderne” di vivere la fede, sicuramente ispirate a livello locale dalla volontà di promuovere la partecipazione della gente, sono gli ennesimi segni della crisi che attraversa oggi la nostra Chiesa.

 

Ebbene, nel mentre assistiamo meravigliati a tali fenomeni, nella realtà Paravatese si vive un problema opposto: la gente vorrebbe manifestare la propria fede con l’ardore di sempre ma non può farlo, poiché è ancora vigente il divieto di culto che priva i fedeli della dell’eucarestia e, perfino, della possibilità di pregare a voce alta. Al popolo di Natuzza, che era abituato a recarsi quotidianamente nella villa della Gioia per pregare davanti alla Effigie della Madonna ed alla tomba della Mistica e di assistere alla Santa Messa, oggi invece è consentito solo in poche occasioni, in pratica quando è S.E. il Vescovo di Mileto a presenziare alle funzioni religiose.

 

Non parlo di un luogo qualsiasi ma di Paravati, di quel posto suscitato da Dio dove, per la sua infinita bontà, ci ha donato Natuzza quale acqua con cui dissetare la gente del suo AMORE e della sua MISERICORDIA. Per questo motivo, per più di mezzo secolo, un numero enormemente in crescita di persone, spinte dalla sete di Dio e dalla disillusione per i valori effimeri del mondo, si recava quotidianamente a Paravati, nella Villa della Gioia, per bere di quell’acqua, dissetarsi e non staccarsi più da essa. Oggi quella enormità di fedeli si è temporaneamente fermata, ma l’acqua rimane lì viva e zampillante e nessuno riuscirà mai a prosciugarla, perché è alimentata dall’AMORE di Gesù. Una sorgente di acqua che disseta non può essere sigillata ed aperta solo a piacimento. Non è compito della Chiesa portare anime a Cristo? A Paravati Natuzza prima e la Fondazione dopo, sul suo esempio, ha continuato questa missione.

 

E’ il caso di ricordarci che la nostra Mamma Celeste, alcuni decenni fa,      chiese alla

sua Messaggera Natuzza la costruzione della Chiesa e di tante altre opere e la promozione dei Cenacoli di preghiera. Per la realizzazione del suddetto progetto voluto dalla Madonna, la Fondazione “Cuore Immacolato di Maria Rifugio delle Anime”, “la sesta figlia” di Natuzza, “la più amata”, come Lei stessa soleva definirla, è stata lo strumento fondamentale e ciò è sotto gli occhi di tutti. Ne è prova la grandissima e bellissima nuova chiesa, terminata da due anni e stranamente non ancora consacrata, e la intensa attività dei Cenacoli di preghiera che si sono via via moltiplicati negli anni, espandendosi in tutta Italia e all’estero e operando in ogni posto alla luce del sole.

 

Dunque, se il progetto della nostra Mamma Celeste è stato portato avanti con devozione raggiungendo obiettivi importantissimi, ciò sta a significare che la Fondazione voluta dalla Mistica ha operato in maniera encomiabile e che lo statuto della medesima ha dato frutti eccellenti. Non bisogna dimenticare che l’impegno profuso dalla Fondazione in questi anni è stata la cura animarum (vedi le celebrazioni per giovani, famiglie, uomini, famiglie afflitte da lutti, l’ascolto delle persone e le confessioni) e oggi è proprio la Chiesa con decreto che dice no a tutto questo. Per quale ragione?

 

Si ricorda che lo statuto della Fondazione, 20 anni fa, fu modellato su indicazione dell’anima di Monsignor Colloca (vissuto a cavallo del 900), comparso in visione a Natuzza. Nel corso di tale “incontro”, fu proprio Monsignor Colloca in spirito a suggerire a Natuzza di introdurre alcune modifiche importanti nello statuto, allo scopo di “blindarlo” da eventuali future inopportune pressioni. Una profezia che ci lascia sbalorditi alla luce delle richieste di cambiamenti sostanziali dello stesso statuto, volute fortemente dal Vescovo ma respinte dai soci fondatori. Tutto ciò ha portato alla emanazione, dolorosa per il popolo di Natuzza, del Decreto del 1 Agosto di revoca del culto.

 

A distanza di quattro mesi, continua il travaglio dei fedeli la cui soluzione, anche nelle manifestazioni ufficiali, viene fatta passare stranamente come se dipendesse chissà da quale difficile combinazione di eventi. Ed invece è lì, a portata di mano, e dipende semplicemente dalla revoca del Decreto datato 1 Agosto 2017. Se si vuole bene ai Cenacoli, alla Fondazione e all’intera Opera di Mamma Natuzza, basta la revoca del Decreto.

 

Penso che non sia difficile per un Vescovo seguire l’esempio di questi ultimi Papi e riconoscere che il suddetto Decreto sia stato quanto meno inopportuno poiché va a ledere un’opera che ha le sue radici nel Cuore di Cristo.

 

Infine, confidando nelle parole e nelle intenzioni di S.E. il Vescovo Mons. Renzo di essere totalmente per noi e per la causa di Natuzza, attendiamo con fiducia che al più presto ci ripristini il culto. Intanto faccio un accorato appello a tutti i devoti affinché, nel frattempo, più numerosi di prima e NEL DOVUTO SILENZIO, si ritorni tutti i giorni a fare compagnia alla Mamma Celeste che è lì, nella Villa della Gioia, ad aspettarci coll’amore e la premura di sempre, nonché a Mamma Natuzza che prega per noi e ci ricorda di volgere sempre lo sguardo a Gesù ed alla Madonna.

Dr. Francesco Faragò