Reggio, incontro sulla Shoah

Alle “Vite non degne di essere vissute”, in tedesco “Lebensunwertes Leben”, è dedicato, nel Giorno della Memoria 2020, l’incontro promosso dall’Associazione Culturale Anassilaos congiuntamente con lo Spazio Open e l’Associazione Phonè che si terrà a Reggio Calabria lunedì 27 gennaio alle ore 17,30 presso lo Spazio Open.
Il relatore, Prof. Antonino Romeo, che nel corso degli anni ha analizzato i diversi aspetti della Shoah, incentrerà la sua riflessione su un aspetto, che non riguarda propriamente la persecuzione del popolo ebraico, ma che la Shoah ha preparato per il disprezzo apertamente dichiarato verso i diversi, fossero ebrei, zingari, omosessuali e, appunto, disabili. La campagna contro i disabili, i malati di mente, i ciechi, i sordi, gli alcolisti e disadattati in genere avviata già dal 1934, fu poi incardinata nel programma T4 (programma di eutanasia) che, fino all’agosto 1941, portò all’eliminazione di circa 80.000 persone. Successivamente la campagna di eliminazione delle “zavorre” continuò, in centri appositi ed ospedali, dove spesso i ricoverati morivano semplicemente di fame. Questo allo scopo di concentrare tutte le risorse economiche del Reich nazista sulla guerra, senza sprecarle per persone improduttive. L’espressione “Vita non degna d’essere vissuta”, tristemente famosa, venne usata nel titolo di un libro, edito nel 1920, di un giurista eminente Karl Binding e dello psichiatra Alfred Hoche, entrambi illustri studiosi. Secondo Hoche coloro che hanno subito gravi danni cerebrali, sono da considerare una sorta di “zavorra umana” la cui eliminazione poteva essere di giovamento alla società sana. Purtroppo tali idee eugenetiche, che il regime nazista portò alle sue conseguenze più tragiche ed estreme, pur con l’opposizione della Chiesa Cattolica tedesca (pensiamo all’impegno del vescovo August Clemens von Galen, il Leone di Munster) si affermarono nella seconda metà dell’Ottocento sull’onda del Positivismo e trovarono spazio anche in paesi democratici, dagli Stati Uniti alla Svezia, con programmi, ad esempio, di sterilizzazioni forzate. “E’ la conclusione drammatica – afferma lo studioso – di un processo logico che comincia quando si valuta in termini monetari e semplicemente economici la vita umana. E ciò vale per ogni tempo.”
Caterina Sorbara