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Riceviamo e pubblichiamo. Una campagna politica spenta, e inutile

Una campagna elettorale spenta, inutile, priva di contenuti, somiglia ad un mercato ittico dove ogni venditore di sogni cerca di accaparrarsi elettori/acquirenti urlando più degli altri e millantando promesse irrealizzabili.
Ci troviamo in un mercato del pesce privo di alcuna licenza elettorale ove le ideologie, i contenuti, le cinghie di trasmissione idealiste, morali e sindacali, sono meramente degli apolidi.
Rosarno, in questi giorni pullula di venditori di fumo, i quali negli anni scorsi con fare alquanto notabile hanno contribuito concretamente e senza vergogna alcuna ad affondare le sorti di una cittadina martoriata ma ricca di storia, cultura, tradizione e potenzialità enormi mai espresse ma sempre soffocate.
All’interno di queste macerie cova un fuoco alimentato in maniera speculare da chi ha avuto la possibilità di amministrare e gestire la res pubblica e invece ha palesemente fallito curando esclusivamente la propria immagine a danno della collettività.
Con quale credibilità la dott.ssa Tripodi, parla a favore del Porto di Gioia Tauro e dei suoi lavoratori abbandonanti a sé stessi da quella stessa coalizione di centro sinistra al timone dei governi regionali e nazionali che tra l’indifferenza generale hanno lasciato che si consumasse un dramma umano. Quella coalizione di centro sinistra che lei oggi fieramente sostiene e che però è stata sostenuta da una sinistra massimalista e marxista che è il motore pulsante ed ideologico della macchina amministrativa che è stata messa alla berlina il giorno dopo delle elezioni considerando il partito capeggiato dal sottoscritto come un qualcosa di inutile, sterile e marginale preferendo a chi la politica la pratica ogni giorno con passione e dedizione acrobati ed equilibristi in cerca della poltrona migliore.
Quelli stessi circensi della politica che oggi la sostengono a gran voce utilizzando battaglie portate avanti dal sottoscritto e non di certo da loro. Dov’erano la dott.ssa Tripodi ed i suoi sostenitori quando 400 portuali sono stati mandati a casa tra l’indifferenza di un Governo regionale e nazionale di centrosinistra? Quali sono i temi di rilancio che essi hanno sul Porto di Gioia Tauro? Qual è la loro idea di politica estera per lo sviluppo dell’importante scalo?
In una campagna elettorale dove le ideologie sono state ormai accantonate in favore della bramosia di potere dai social emerge una verità inquietante. Com’è possibile che tra noti esponenti forzisti vi sia chi sosterrebbe a viso aperto il Partito Democratico? Il povero Berlinguer, maestro di tutti noi, si starà rivoltando nella tomba. Enrico perdonali perché non sanno quello che fanno!
Quali soluzioni ha proposto? La nostra idea di rilancio del Porto di Gioia Tauro ha radici più profonde, nascono da un innesto di culture ed ideologie politiche che si incontrano lungo il mar Mediterraneo, si tratta di due culture abbastanza vicine che potranno cambiare il corso ed il volto commerciale ed industriale del nostro territorio. È essenziale far sposare dal punto di vista logistico il Porto di Gioia Tauro e quello di Tunisi, in un clima di reciproca collaborazione ed integrazione, partendo innanzi tutto dal prevedere il nostro scalo come tappa imprescindibile della navi di crociera che nell’arco di un anno consentiranno a centinaia di migliaia di turisti di conoscere le bellezze della nostra terra creando un indotto inimmaginabile che consentirà sbocchi occupazionali per migliaia di giovani, costretti invece all’emigrazione forzata. L’obiettivo è creare una moderna via della seta invertendo mittente e destinatario in un logica di sviluppo ed espansione delle nostra terra. Il rilancio del comprensorio sarà il leit motiv del mio mandato senatoriale, esso è imprenscindibile da un apporto del potere legislativo che guardi alla politica estera, a Palazzo Madama voleranno gli stracci se il grido di speranza del nostro territorio dovesse rimanere ancora una volta inascoltato. Il collegio della provincia di Reggio Calabria è privo di giganti della politica pronti a battagliarsi nella Camera Alta, l’unica speranza è quella di eleggere un sessantottino pronto ad una lotta dura e senza paura nelle aule parlamentari.