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Sanità, Sebi Romeo: commissariamento ha fallito, ai calabresi non viene riconosciuto il diritto alla salute

Decidere di non cambiare, questo ha fatto anche l’attuale Governo nazionale con la Sanità calabrese, scegliendo di prolungarne il commissariamento e limitandosi a sostituire il nome del responsabile per il rientro dal debito. Come Renzi e Gentiloni, anche Conte, Salvini e Di Maio prolungano l’agonia di uno dei principali diritti costituzionali che, dati alla mano, con il commissariamento, avvenuto dieci anni fa per volere del centrodestra, in Calabria ha visto aumentare la spesa a carico dei cittadini ed un netto calo della qualità delle prestazioni fornite ai malati. 

Nonostante la presenza di grandi professionisti nelle nostre strutture ospedaliere, dunque, i calabresi si sentono costretti ad affidarsi ai viaggi della speranza pur di vedersi riconosciuto qualche servizio in più, spesso fondamentale per affrontare al meglio le loro patologie. Una sconfitta amara per tutte le istituzioni su cui nessuno ha avuto il coraggio di mettere la parola fine. In nome del risparmio e di un rientro dal debito mai neanche sfiorati, siamo stati costretti a subire in questo decennio tagli lineari alle risorse, accorpamento di strutture, smembramento di reparti efficienti, blocco delle assunzioni e costante svuotamento dei servizi. Segno che le personalità indicate dall’alto, pur, a volte, nella loro massima efficienza tecnica, non possono compiere fino in fondo il loro dovere in quanto distanti dai bisogni dei territori calabresi e dei loro abitanti. Serve, e serve con urgenza, che i rappresentanti dei cittadini possano tornare a scegliere le soluzioni più vicine alla tutela del diritto alla salute, sulla base delle diverse esigenze presenti nella nostra regione. La linearità, nei tagli o nell’assegnazione dei servizi, non può rispondere alle carenze, ormai profonde, del settore. Serve conoscenza dei problemi e delle loro peculiarità nei diversi presidi, serve un dialogo costante con gli operatori del settore, con le sigle sindacali e con gli utenti, serve un quadro dei bisogni, prima che dei tagli, su cui basare la razionalizzazione della spesa, equilibrando le risorse con l’obiettivo di migliorare i servizi e diminuire i costi della migrazione sanitaria. Servono scelte che solo la politica può fare, ma la politica ha scelto ancora di non cambiare lasciando alla Calabria questa infinita gestione esterna della spesa sanitaria, circa il 70% dell’intero bilancio regionale. 
Un commissariamento che da straordinario è diventato prassi, nonostante la certificazione del suo fallimento, può garantire ai cittadini sulla tutela di un diritto riconosciuto loro dalla Costituzione? Dopo dieci anni, ogni calabrese dovrebbe porsi questa domanda e condividere l’iniziativa del presidente Mario Oliverio che, a garanzia del diritto alla salute, ha deciso, insieme alla sua giunta, di avvalersi del parere di alcuni legali per valutare un ricorso alla Corte Costituzionale. Auspico, a sostegno di questa scelta, una forte mobilitazione da parte di tutti coloro che vogliono rivendicare il diritto a curarsi in Calabria ed a scegliere del proprio futuro fuori da imposizioni dall’inaccettabile sapore neocolonialista. 
 
Sebi Romeo, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale