Sebi Romeo, interviene sulla ragazzina violentata a Melito

Poco più che una bambina, tredici anni appena. Cresciuta troppo in fretta per volere di un branco di omuncoli infami, senza uno scudo che la proteggesse dalla loro disumana impellenza di dimostrare a se stessi una autorità che non gli è mai appartenuta, neanche mentre sottomettevano quella che era solo una bambina indifesa. Una bambina indifesa e sola.

Quello scudo poteva materializzarsi in chiunque; nella famiglia, nella scuola o nella sua comunità di appartenenza, quella parte di Melito Porto Salvo ancora oggi malvagiamente silente e omertosa, chiusa dentro il suo senso di colpa e nascosta dietro una imperdonabile ed ignobile deferenza nei confronti di quella famiglia criminale artefice di un lungo e ripetuto tormento. Due anni sono troppi per provare a scrollarsi di dosso le proprie responsabilità con il silenzio, due anni che non hanno solo annientato gli anni più belli di una bambina divenuta invisibile agli occhi di tutti, ma ne hanno inesorabilmente segnato l’intero percorso di vita. Mentre quei corpi ripugnanti provavano a sentirsi uomini e non lo saranno mai, in moltissimi erano idealmente lì a guardare, addirittura qualcuno in prima fila, a braccia conserte, e nonostante quella piccola bambina abbia provato a chiedere aiuto, ha trovato sorde orecchie davanti a se.

L’umanità e la professionalità degli uomini dello Stato sono state l’unica ancora di salvezza gettata in questo mare di putrida omertà, è solo grazie a loro se questo doloroso calvario si è interrotto.

Uno spaccato drammatico che oggi appartiene a Melito Porto Salvo ed a quella povera anima lasciata sola, ma che potrebbe annidarsi dappertutto. Tanti altri potrebbero starsi voltando dall’altro lato in questo momento ed un essere umano potrebbe star facendo le spese di questa viltà. Non possiamo continuare ad essere complici di tali nefandezze! Abbiamo il dovere di rendere pubblico il nostro sdegno, verso la ndrangheta che in questa vicenda si presenta senza maschera, per quello che è, una organizzazione criminale subdola, indegna, disumana, senza scrupoli nei confronti di nessuno; verso l’omertà di una comunità da cui ci aspettiamo quel sussulto di civiltà che sappiamo appartenerle, quella bambina è figlia di ogni melitese e di ogni calabrese, abbiamo il dovere di proteggerla, almeno adesso; verso un branco di bestie a cui non possiamo augurare altro che le infinite fiamme dell’inferno, senza alcuna pietà, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Non tenti la ndrangheta, insieme a quella parte connivente della comunità, di lavare faccia e coscienza gettando discredito su quella piccola donna, nessuno pensi di poter violare ancora la sua anima per la sporca esigenza di custodire e dimenticare la macchia indelebile sulla coscienza di ognuno, vigileremo, insieme al Garante per l’infanzia e l’adolescenza con cui ho sentito l’esigenza di confrontarmi su questa vicenda, affinché ciò non succeda. Ai melitesi per bene, alla scuola, alle associazioni, agli enti locali dell’area grecanica, alla Chiesa, ai miei colleghi, a tutte le istituzioni ed a tutta la Calabria indignata chiedo l’impegno di una grande manifestazione per le strade della città a sostegno di questa nostra figlia. Mi attiverò fin da subito perché si costituisca un gruppo organizzativo aperto al contributo di tutti, così come chiederò ad ogni consiglio comunale dell’area grecanica, in primis a quello di Melito Porto Salvo, di costituirsi parte civile nel processo contro gli aguzzini di colei che da oggi dovrà essere la figlia di ognuno di noi, così come farà la Regione Calabria.

Altresì, incoraggerò l’organizzazione di una serie di incontri nelle scuole del territorio provinciale, insieme a genitori, alunni ed insegnanti, aperti alle comunità, sull’importanza della denuncia davanti ad ogni sopruso. Soprattutto nei  contesti mafiosi, dove la paura e l’ignoranza completano il quadro, le forze dell’Ordine sono l’unico baluardo in grado di proteggerci.

 

Sebi Romeo, capogruppo del Partito Democratico in consiglio regionale.