Cinquefrondi, presentato il saggio “Lotte e libertà” di Giorgio Castella

Nel saggio “Lotte e libertà” di Giorgio Castella edito da Città del Sole Edizioni, l’autore commemora le figure, a lungo dimenticate, di tanti antifascisti calabresi Nell’arco del cosiddetto “triennio rosso” che va dal 1946 al 1949, molti furono i meridionali che si opposero al fascismo e all’occupazione nazista dell’Italia.
Anche nel nostro Sud l’esercito tedesco si lasciò andare a crudeli repressioni di massa, per esempio la strage di Castiglione di Sicilia dell’agosto 1943 (16 morti e 20 feriti) e a quella di Rizziconi in provincia di Reggio Calabria del 6 settembre 1943, che provocò 17 morti e 56 feriti.
Tra coloro che si batterono contro il nazifascismo ci furono anche tanti calabresi, come testimonia il saggio di Castella, sindacalista dello Spi-Cgil .
Protagonisti, sono personaggi spesso umili e sconosciuti, che si opposero al fascismo fin dagli anni Venti : Angelo Daniele, Pasquale Creazzo, Francesco Ierace, Francesco Malgeri, Nicola Mancuso, Francesco Pronestì, Leonardo Raso, Francesco Russo, Fortunato Seminara, Luigi Sofrà; o che presero parte alla Resistenza nel Nord Italia: (Gerolamo Galluccio, Salvatore Galluzzo, Michelangelo Giovinazzo, Italo Guerrazzi, Francesco Sergio.
Molti di questi antifascisti pagarono con la vita il coraggio.
Collegata alla lotta antifascista fu l’insurrezione che scoppiò il 6 marzo 1945 a Caulonia in provincia di Reggio Calabria, contro i latifondisti locali sostenitori del vecchio regime.
La rivolta fu guidata dal sindaco comunista Pasquale Cavallaro e portò alla proclamazione della Repubblica rossa di Caulonia, vissuta solo cinque giorni perché la cittadina fu riconquistata dalla polizia e i ribelli arrestati.
Castella racconta anche quello che successe dopo la Seconda guerra mondiale, con la lotta per la terra e i diritti sociali che animò le campagne meridionali .
Il “triennio rosso” che dal 1946 al 1949 investì la Basilicata, la Calabria, la Puglia e la Sicilia, ma che si concluse tragicamente con lo spargimento di tanto sangue innocente. Oltre alla strage di Portella delle Ginestre (Palermo) del 1947 e a quelle di Melfi (Potenza) e Torremaggiore (Foggia) del 1949; la violenza degli agrari e delle forze di polizia provocò anche la morte di quattro contadini calabresi: Giuditta Levato, Angelina Mauro, Francesco Nigro, Giovanni Zito.
Il loro sacrificio però, non fu del tutto vano, perché il governo De Gasperi varò nel 1950 la Legge Sila n. 230 e la Legge stralcio n. 841, con le quali venne attuata una pur limitata riforma agraria che comportò l’assegnazione a circa 113 mila famiglie contadine di quasi 760 mila ettari di terre.
Il saggio di Castella, si chiude con un capitolo dedicato ai “nuovi terroni”, ovvero agli operai extracomunitari che vivono spesso in condizioni di indigenza e di sfruttamento disumani.
Viene descritta anche la protesta del dicembre 2009, contro i soprusi della “ndrangheta locale”.
Un libro che tutti i calabresi dovrebbero leggere.
Il saggio di Castella è stato presentato domenica scorsa a Cinquefrondi nella Sala dell’Associazione “Progetto Donna”presieduta dalla dott.ssa Franca Ieranò.
Dopo i saluti della dott.ssa Ieranò, si sono succeduti gli interventi del giornalista Aldo Polisena e di Sandro Vitale, presidente Provinciale ANPI di Reggio Calabria.
Ha concluso l’autore che, ha raccontato la genesi dell’opera.
L’evento è stato intervallato dalle letture di alcune pagine dell’opera, da parte di Michele Nasso.
Caterina Sorbara