Gioia Tauro, presentato il libro di Nicola Gratteri Padrini e Padroni

e’ stato presentato, nella splendida cornice della Sala “Le Cisterne” il libro  “Padrini e Padroni” scritto a quattro mani da Antonio Nicaso e Nicola Gratteri.

Undicesimo volume che,  solo dopo poco più di due settimane dall’uscita,è risultato il più venduto nelle classifiche nazionali di saggistica.

Il volume è già all’ottava ristampa.

Presenti all’evento : Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro; il sindaco di Gioia Tauro Giuseppe Pedà; l’ Assessore alla Cultura Francesco Toscano e la giornalista Paola Bottero nelle vesti di moderatrice.

Dopo i saluti dell’Assessore Toscano che si è soffermato sull’importanza dell’evento di elevato spessore culturale; il sindaco Pedà si è soffermato sulla necessità di un futuro migliore per la nostra terra all’insegna della cultura e della legalità.

Subito dopo Nicola Gratteri, rispondendo alle domande della giornalista Paola Bottero ha illustrato il libro.

Nel 1908, un tragico terremoto  ha distrutto le città di  Reggio Calabria e Messina.

Vengono stanziati  quasi centonovanta milioni di lire per la ricostruzione, ma la presenza nella gestione dei fondi anche di boss e picciotti,molti dei quali tornati dall’America per l’occasione, ha causato gravissimi,  , sottraendo risorse preziose e  trasformando le due città in enormi baraccopoli con l’inizio di un  malcostume ormai diventato abituale.

Lo stesso scenario che si ripeterà, atrocemente, cent’anni dopo, nel 2009, con il terremoto dell’Aquila.

Mentre la gente moriva, in Abruzzo c’era chi già pensava ai guadagni.

E ancora, nel 2012, nell’Emilia che crolla la mafia arriva prima dei soccorsi.

 In Piemonte, la ‘ndrangheta era riuscita a infiltrarsi nei lavori per la realizzazione del villaggio olimpico di Torino 2006 e in quelli per la costruzione della Tav nella tratta Torino-Chivasso.

La corruzione, l’infiltrazione criminale, i legami con i poteri forti,occulti, come le logge segrete,la politica sul territorio, fino ai più alti livelli ,sono oggi parte di una strategia di reciproca legittimazione messa in opera da decenni da tutte le mafie e in particolare dalla ‘ndrangheta.

 Gratteri ha ricordato che, già nel 1869, le elezioni amministrative di Reggio Calabria erano state annullate per le evidentissime collusioni ‘ndranghetiste. Il primo caso di una serie di episodi che nei decenni hanno segnato l’intera penisola, arrivando fino a Bardonecchia, in Piemonte, nel 1995, e a Sedriano, in Lombardia, nel 2013.

Lo scambio di favori fra criminalità e certa parte della politica è continuo e costante, il ricatto reciproco, un peso enorme sulla cosa pubblica, con ripercussioni su tutti i settori, dalle opere pubbliche alla sanità, dal gioco di Stato allo sport.

Il calcio è popolare e ha bisogno di investimenti.

 Per questo  le mafie, da tempo, si sono accorte delle sue potenzialità, non mancando di sfruttarle, come dimostrano le recenti inchieste giudiziarie.

  Un pentolone nero dove si  trova di tutto: oltre al riciclaggio di denaro, ci sono partite truccate, scommesse clandestine, presidenti prestanome, e ultrà che gestiscono attività illecite.

Il vero problema è che né i ricorrenti disastri ambientali, né il consumo dissennato del territorio, né il degrado di opere e servizi sembrano più scalfire l’opinione pubblica. In Italia l’incompiutezza è diventata risorsa, strategia di arricchimento per cricche e clan, mangime senza scadenza per padrini e padroni.

C’è un’assuefazione che sconcerta. Quello che è di tutti non appartiene a nessuno. Che importa se la corruzione avvelena l’economia, provocando gravi disuguaglianze sociali o se la mafia ammorba l’esistenza di tanta gente, con la complicità di alcuni degli uomini chiamati a combatterla? E perché nessun governo ha mai inserito fra i propri obiettivi primari la lotta alla corruzione e alla criminalità economica?

Dalla conversazione è emerso un brillante lavoro di denuncia forte e coraggioso, che racconta un’amara verità senza sconti per nessuno.

In conclusione, Gratteri citando Giovanni Falcone, ha detto che in Italia non c’è volontà di combattere la mafia, perché chi ha il potere lo vuole mantenere a tutti i costi, anche a costo di prostituirsi con sporchi compromessi.

Numeroso il pubblico presente in sala , tra cui le massime autorità militari di Gioia Tauro, Angela Napoli e il maresciallo Gaetano Vaccari.

Caterina Sorbara