Oppido, ordinazione di tre nuovi Sacerdoti

Venerdì 3 gennaio nella Cattedrale- Santuario di Oppido Mamertina, si è tenuta l’ordinazione presbiterale di don Pasquale Ciano della Parrocchia Santa Marina Vergine in Polistena, don Giuseppe Mangano della Parrocchia S. Nicola Vescovo in Oppido Mamertina e di don Giuseppe Sgambetterra della Parrocchia S. Martino Vescovo in Drosi di Rizziconi.
La solenne concelebrazione è stata presieduta dal Vescovo della Diocesi Oppido Mamertina-Palmi Mons. Francesco Milito, con la presenza dei sacerdoti e dei diaconi della Diocesi ; del Rettore, degli animatori ; del Padre Spirituale del Seminario regionale San Pio X di Catanzaro; di tanti diaconi, seminaristi, amici , parenti degli ordinandi e tantissimi fedeli.
Il Vescovo Mons. Francesco Milito, dopo i saluti iniziali ha detto:
“Fratelli e sorelle, Cristo è presente fra noi per donarci una gioia più intensa con l’ordinazione presbiterale di questi tre figli carissimi, destinati a essere pastori per la Chiesa di Oppido-Palmi”.
Continuando nella prima parte della sua omelia, ha spiegato il significato del nome di Gesù e la finalità della sua venuta, che trova il suo pieno disvelarsi nella cena pasquale, quella di essere venuto per donare il suo corpo e versare il suo sangue per la salvezza di molti.
Rivolgendosi poi agli ordinandi, Mons. Milito ha detto:
”Non siate diligenti studiosi delle scadenze delle nomine dei confratelli per trasformarvi in programmatori di eventuali successioni.
Né mai cedete alla tentazione di agire con paragoni su qualità che farebbero di voi persone più adatte ad un ruolo piuttosto che ad un altro, tutto misurando su metri legati al titolo dell’ufficio, all’importanza della parrocchia, al numero degli abitanti che comprende, al prestigio che darebbe una città o un centro più popoloso, rispetto ad una zona periferica o appena ad un nucleo di residenti. Ricordatelo sempre: periferia e piccolo gregge sono preferiti nel Vangelo”.
Continuando ha precisato : ”Se siamo al servizio, non possiamo servircene per essere serviti. È nella natura del dono la libertà di farlo con il gusto che riesca gradito, e senza alcun ritorno» ricordando che Quando si dice: «questo sacerdote è un vero dono», quando si cominciano ad apprezzarne le qualità o, quando lo si sta “per perdere” perché destinato altrove o in transito per la casa del padre, «questo sacerdote è stato un dono», dovrebbe significare: «è stata la sua vita una messa continua e noi vi abbiamo visto l’identificazione con Cristo, totale, perfetta, realizzata»”.
Il vescovo ha anche puntualizzato che “Don” non significa appartenere a un ceto nobiliare, ma significa semplicemente “Signore”, ma non “padrone” nella Chiesa di Dio: signori siamo tutti, ma padroni nessuno e di nessuno.
“In esso sia indicato – ha affermato il Vescovo – il fratello, il sacerdote, l’amico indimenticato e indimenticabile, quasi uno di famiglia, l’esempio di uomo retto e santo. Al nome nostro resti legato un pensiero dolce di pace e di fiducia, di amore e di affetto sincero”.
Denso di intense emozioni il rito dell’ordinazione sacerdotale: un rito, ricco di significati, tra i più suggestivi e belli della religione cattolica, caratterizzato da momenti toccanti: dall’imposizione delle mani, prima dal Vescovo e poi da tutti i presbiteri, alla vestizione degli abiti sacerdotali con l’aiuto dei rispettivi parroci, dall’unzione col sacro crisma alla consegna del pane e del vino, all’abbraccio di pace.

Per i tre novelli sacerdoti, è iniziata una nuova vita, come “pescatori di uomini”, piena di amore e fratellanza all’interno della grande famiglia della Chiesa.
Domenica 5 gennaio i novelli sacerdoti hanno presieduto per la prima volta la Santa Messa, ognuno nella parrocchia d’origine.
Caterina Sorbara