SECONDA DOMENICA DI PASQUA
Lc 24,35-48
…”Beati quelli che non hanno visto e hanno creduto”
I discepoli di Gesù, la sera del primo giorno della settimana, pur avendo avuto la testimonianza delle donne e degli apostoli che GESÙ, dopo la sua passione e morte, era veramente risorto, “PER PAURA” e senza coraggio, rimanevano ancora con le porte chiuse, fermi, nel luogo dove si trovavano.
Anche Tommaso, detto “DIDIMO”, cioè fratello o gemello, anche oggi, di ciascuno di noi, si era allontanato dalla comunità, forse perché deluso, perché non condivideva le scelte o le strategie “pastorali” che venivano programmate, ma rimanendo immobili, di fronte ad un mondo bisognoso di conoscere la salvezza, che Cristo aveva operato per tutti gli uomini, viventi anche fuori dai loro recinti.
E noi, fedeli nella chiesa di oggi, pur celebrando liturgicamente la passione, la morte, e la resurrezione del Signore, rischiamo di rimanere chiusi nelle nostre sacrestie, lasciando solo, come Tommaso, PAPA FRANCESCO, oggi volato in cielo, di incontrare le persone più povere e derelitte nelle “periferie”, nelle quali ripetutamente ci ha invitato a recarci, per incontrare, come GESÙ CRISTO, I VERI POVERI.
È un invito a stare lontani dai privilegi, dal potere dei potenti e dai compromessi.
Ci racconta il vangelo che anche i due discepoli che erano ritornati da Èmmaus, dopo che sfiduciati si erano allontanati da Gerusalemme e dalla comunità, “narravano ciò che era loro accaduto e come “lo avevano riconosciuto nello spezzare il pane.”
Ma anche nonostante queste autorevoli testimonianze, come quelle di molti santi di oggi, “mentre essi parlavano di queste cose”, rimanendo con le porte sbarrate, GESÙ, rassicurandoli stette e si fermò in mezzo a loro annunziando: pace a voi, i quali tuttavia, pieni di paura, credevano di vedere un fantasma.
Ed Egli, con vero spirito di carità, mostrò loro le mani e il fianco, e i discepoli gioirono al vedere il Signore.
In questa apparizione era presente anche Tommaso” che era tornato in seno alla sua comunità, la quale testimonia: “abbiamo visto il Signore’ ed egli, come ci ha testimoniato concretamente Papa Francesco, nelle ferite aperte nel corpo glorioso di CRISTO, HA INTRAVISTO LE FERITE DELL’UMANITÀ INTERA, di tutte le creature povere, violentate moralmente, e spiritualmente, e private della loro dignità, di fronte alle quali si pone con atteggiamento di adorazione affermando:
Signore mio e Dio mio”
Oggi, giorno del suo funerale, e del suo ritorno alla casa del padre, papa Francesco, ci lascia un messaggio in occasione dell’anno giubilare, di un’autentica conversione, da accogliere, e mantenere come eredità, che ci ha trasmesso con la sua testimonianza di vera CARITÀ.
Credo che l’espressione finale del vangelo ci tocchi molto da vicino, per una testimonianza concreta della nostra fede, come quella di Papa FRANCESCO, quando afferma: “Beati quelli che non hanno visto ed hanno creduto”.
Don Silvio Mesiti