FESTA DELLA SANTISSIMA TRINITA’
Lc. 7, 26-40
“nessuno conosce il PADRE se non il FIGLIO
e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare“
Durante tutto l’anno, la liturgia ci ha invitato a celebrare e meditare sui misteri della nostra fede che riguardano Dio, mistero assoluto della Sua essenza, ma non della Sua esistenza.
Solo attraverso la rivelazione, contenuta nella sacra scrittura, che narra tutto quello che Gesù ha predicato e vissuto durante tutta la sua vita terrena, possiamo, con la nostra mente, accostarci ai misteri di Dio.
Pensare che con la ragione umana limitata, l’uomo possa definire l’essenza di DIO infinita, è infatti impossibile.
Per questo DIO stesso, infinito AMORE, si è fatto uomo come noi in GESÙ di Nazareth, il quale, morendo in croce e resuscitando dalla morte, ci ha dato lo SPIRITO SANTO, terza Persona della SS. TRINITÀ, ché rimane presente nella chiesa in eterno, con la sua luce e la sua forza.
Di fronte quindi a Dio Infinito, come ci insegna S. Agostino, prima filosofo e poi grande teologo, attraverso la nostra ragione, possiamo e dobbiamo solo PREGARE adorando, contemplando ed imitando Gesù Cristo, VERO DIO, che si è sempre definito FIGLIO DEL PADRE, il quale, è DIO stesso, ESISTENTE “AB ETERNO” ed in cui siamo tutti figli, avendoci fatti esistere, avendoci “creati a sua immagine e somiglianza“.
Solo accostandoci alla parola di Dio, quindi, più che conoscere razionalmente, possiamo conoscere e sperimentare l’infinito amore del nostro DIO che, all’interno di se stesso, SI RELAZIONA con la nostra umanità, come PADRE CHE CI HA CREATO, COME FIGLIO CHE CI HA REDENTO, E COME SPIRITO SANTO, CHE CI DÀ FORZA E CHE CI GUIDA NELLA NOSTRA ESISTENZA UMANA.
È un mistero che è testimoniato col segno della croce, con cui manifestiamo la nostra fede, segnando con la mano la croce, sulla fronte e sul cuore, ripetendo con la voce: “nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo“.
Si racconta nella vita di S. Agostino, che mentre passeggiava sulla riva del mare, meditando e cercando di capire il mistero della Santissima Trinità, vide un bambino che con un guscio di noce attingeva acqua dal mare e la versava in una buca che aveva ricavato, scavando nella sabbia.
Al santo teologo, che gli faceva osservare che l’acqua del mare infinito, non poteva essere contenuta in una piccola buca, e per altro trasportata con un piccolo guscio di noce, il bambino rispose: “e come tu pretendi di conoscere i misteri di Dio infinito, attraverso la tua ragione, che per quanto grande, è molto limitata?”.
In proposito penso sia da accogliere il messaggio di Dante che sia pure in altro contesto, afferma; “state contenta, umana gente, al quia“, e metterci in una necessaria posizione di ascolto e soprattutto di preghiera e di adorazione.
Don Silvio Mersiti