QUARTA DOMENICA DI PASQUA
Giovanni 10,1-42
“alle mie pecore io do la vita“
Come ci narra tutto il decimo capitolo del vangelo di Giovanni, il dialogo riportato nel brano di questa domenica, avviene all’interno del tempio di Gerusalemme, tra gli scribi, i farisei e Gesù.
Egli proclama la sua figura di messia, atteso dal popolo di Israele, quale inviato dal Dio vero, Padre misericordioso, con cui, afferma di essere “una cosa sola“.
Un messaggio, quello di Gesù, che la liturgia ci propone nella quarta domenica di Pasqua, ogni anno, in cui, CRISTO Risorto, dopo le sue diverse apparizioni ai discepoli, definisce la sua identità, come il “pastore buono, bello e vero“.
La sua, come emerge dal dialogo, è una concezione messianica, non solo diversa, ma alternativa ed in contrasto, con la dottrina predicata e praticata dagli scribi e farisei, fondata sul legalismo, sul potere politico, e sull’osservanza di leggi e precetti formali, che non corrispondono all’essenza del vero Dio, il quale da la vita, solo per AMORE.
Proprio per questo, “Gesù disse loro: «In verità, in verità vi dico: io sono il buon pastore, … Il buon pastore offre la vita per le pecore“. 10, 27-30 Esse, Le mie pecore, ascoltano la mia voce, e io le conosco ed esse mi seguono“.
Si tratta non di una “conoscenza” non solo intellettuale, ma fondata su un reale rapporto di amore, simile a quello coniugale, fatto di fedeltà, e condivisione totale, fino alla morte, per cui Gesù continua: “io do loro la vita eterna e non andranno mai perdute e nessuno le rapirà dalla mia mano“. Un dono non escatologico, ma reale, in questa vita, di cui abbiamo quotidianamente bisogno.
” Il Padre mio che me le ha date è più grande di tutti e nessuno può rapirle dalla mano del Padre mio”…. perché io e il Padre, siamo una cosa sola”.
Di fronte a questo annunzio nuovo e ricco di speranza, … Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». E in quel luogo molti credettero in lui”.
Una fede che implica fiducia totale, CREDERE nelle Sue parole, ed affidare, a Lui la nostra esistenza, da testimoniare con le opere di carità, riconoscendolo non un leader politico o sociale, come ci ha detto Papa LEONE, nella sua prima apparizione, ma come Colui che ci ama e ci salva, facendo in modo che entri a far parte essenziale della nostra vita.
“OPORTET ILLUM CRESCERE ME AUTEM MINUI”… NON SONO PIÙ IO CHE VIVO, MA È CRISTO CHE VIVE IN ME“.
Don Silvio Mesiti