Il Cammino dello Spirito, sesta Domenica del Tempo Ordinario Anno C a cura di Don Silvio Mesiti

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SESTA DOMENICA ANNO C

Lc. 6,17-26

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, saranno saziati

 

L’esperienza della vita, la psicologia e l’antropologia, sono concordi nell’affermare e dimostrare che l’uomo, la persona umana, in tutte le sue azioni, tende a realizzare sé stessa, alla ricerca e all’attuazione dei mezzi che conducono alla propria felicità, “Omne agens rationalis, agit propter finem“, il proprio bene.

Il vangelo delle beatitudini, Matteo, nel discorso della montagna (5,1-12) lo rivolge alle folle, ma in particolare ai suoi discepoli.

Luca (6,17-26) invece, nel discorso fatto “in un luogo pianeggiante“, si rivolge alle persone provenienti da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone, intesi come tutta l’umanità che abita tutta della terra, ma specificamente ai suoi discepoli.

Egli indica il modo necessario di essere e di vivere, osservando il suo messaggio, per essere veramente “BEATI“, cioè felici, per poter realizzare sé stessi.

In alternativa, ammonisce il vangelo, che coloro i quali seguono strade diverse ricercando i propri esclusivi interessi, sono destinati a vivere nella tristezza e nella solitudine, lontani da DIO, e dal prossimo, privati del loro amore, e quindi incapaci di donarlo.

…”beati i poveri, beati i miti … beati i misericordiosi … beati voi quando vi insulteranno … e disprezzeranno il vostro nome come infame A CAUSA DEL FIGLIO DELL’UOMO. Rallegratevi in quel giorno ed esultate“.

In alternativa a chi vive chiuso in sé stesso il vangelo afferma “… MA GUAI A VOI, che ora ridete, perché sarete nel dolore e piangerete, GUAI, quando tutti gli uomini diranno bene di voi …. Allo stesso modo, infatti, agivano i loro padri con i falsi profeti“.

Il discorso è pronunciato da Cristo, seduto sulla barca di Pietro, figura della vera chiesa anche attuale, insieme con quegli stessi discepoli che avevano lasciato tutto per seguirlo, dopo aver pescato una grande quantità di pesci da quel mare che si era rivelato precedentemente avaro.

Il discorso della “pianura” avviene a Cafarnao, in Galilea, città opulenta, in cui la gente è impegnata ad arricchirsi ed esercitare il suo potere, a scapito della gente costretta a rimanere povera ed abbandonata.

Costoro dimenticano che i beni, creati da Dio, appartengono a tutti, e non possono essere monopolizzati per arricchire sé stessi (destinazione universale dei beni).

Si pensi oggi alle nazioni che vivono nell’opulenza, ed a tanta povera gente, che anche qui da noi, non arriva alla fine del mese con i soldi per poter mangiare e, cosa ancora più grave, per potersi curare, a causa di una mala sanità, lontana anche dai diritti fondamentali della persona, sanciti dalla nostra stessa costituzione (art. 32).

Matteo pronunzia il suo discorso dall’alto della montagna, come Mosè, da dove con autorità proclama la nuova legge della carità, in alternativa alla TORÀ, predicata dagli scribi e dai farisei.

Le beatitudini sono rivolte ai fedeli della sua prima comunità, i quali vivendo l’emarginazione religiosa, a causa degli scribi e dei farisei, ed anche politica e sociale, stanchi e delusi, sono tentati di abbandonare il nuovo maestro.

Il loro destino, dopo le varie persecuzioni, osserva il vangelo, sarà quello di essere uniti a Cristo dopo la sua morte in croce, ma destinati a risorgere con Lui ottenendo la vita eterna.

Rallegratevi ed esultate perché grande sarà la vostra ricompensa nel cielo”.

 

                                                                                      Don Silvio Mesiti

 

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