QUINTA DOMENICA DI PASQUA
Gv. 13, 31-35
” vi do un comandamento nuovo,
Che vi amiate gli uni gli altri“
È fondamentale per la nostra vita, incontrare, conoscere ed imitare Gesù, pastore vero, autentico e bello, “ascoltando” il suo Vangelo!
In questa domenica Giovanni ci riconduce nel cenacolo, da dove Giuda, dopo aver preso e mangiato il boccone di pane che Gesù, con amore, aveva dato a tutti i suoi apostoli, istituendo l’Eucaristia, si allontana, avviandosi nelle tenebre della “NOTTE“, per incontrare e farsi consegnare i trenta denari, con cui AVEVA TRADITO IL SUO MAESTRO.
Egli, GESÙ, nonostante tutto, “lo aveva sempre amato, e continuava ad amarlo, pur profondamente triste e deluso, e proprio in questo, manifestando la sua gloria, come confermerà nell’orto del Getsemani, quando, intravedendo davanti a sé imminente la sua morte, si rivolge al PADRE, pregando e dicendo: ” non la mia, ma la tua volontà, sia fatta“.
E proprio da questa totale disponibilità alla volontà del Padre, nasce la glorificazione sua e quella di Dio. Gloria che non consiste negli onori o nel potere del mondo, quanto piuttosto nella realizzazione del regno di DIO, attraverso la sua morte in croce, che è regno di verità, e soprattutto di AMORE e di pace.
Il vangelo di Giovanni, dedica tutto il tredicesimo capitolo a quanto avviene nel cenacolo, in cui il maestro riunisce, con infinito amore, tutti i suoi discepoli, chiamandoli “figliolini“, per dare loro il dono di se stesso nell’Eucaristia, dopo aver dato il suo esempio da imitare nei secoli, lavando loro i piedi, come il servo fa con il suo padrone.
In questo contesto autenticamente liturgico e mistico, il discorso di Gesù, risuona come il suo testamento, che affida all’umanità, prima di andare a morire, fedele alla missione che Dio Padre gli ha affidato, come vero messia.
Si tratta di un momento solenne, tipico dei personaggi importanti del V.T., ma anche delle persone care dei nostri tempi, le quali, sul letto di morte, chiamano a sé i loro figli, per dare le ultime raccomandazioni, in vista di una vita da vivere, ispirata, e che faccia memoria dei loro insegnamenti.
Alla fine del suo discorso, sempre prima di morire, il maestro che ama tutti, dando la sua vita, con autorità, enuncia il comandamento, che dovrà essere osservato, lungo i secoli, da coloro che lo seguiranno: “vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi“, e continua, “da questo tutti sapranno che siete miei discepoli, se avete amore gli uni per gli altri“.
Non si tratta di una legge formale o esterna, ma di un ‘esigenza che nasce da un nuovo modo di essere, quali veri figli di Dio e quindi di veri fratelli.
Da questa consapevolezza ed osservanza, nasce l’identità del vero cristiano, in un mondo bisognoso di carità ed amore, per salvare sé stessi e collaborare alla realizzazione di un mondo nuovo.
“DA QUESTO TUTTI SAPRANNO CHE SIETE MIEI DISCEPOLI, SE AVETE AMORE GLI UNI PER GLI ALTRI“.
Tutti gli altri gesti, ANCHE SOLENNI, non hanno senso, sono molto relativi, ma non appartengono alla chiesa di DIO.
Non ci resta che osservare, come ci insegna Giovani nella sua lettera, quando afferma “chi non ama, non ha conosciuto Dio perché DIO É AMORE”.
Don Silvio Mesiti