PRIMO NOVEMBRE
FESTA DI TUTTI I SANTI
“Siate santi, come io il SIGNORE, il SIGNORE vostro Dio, sono santo
“Voi siete la luce del mondo”
Tre capitoli del vangelo di Matteo (15, 6 e 17), sono definiti il “discorso della montagna“, in cui Gesù rivela la sua messianicità, e la dignità dei fedeli che hanno avuto la forza, il coraggio e la volontà di seguirlo.
Essi, come i suoi fedeli di fronte alle contestazioni dei farisei, ed oggi come Cristiani, di fronte al potere sfrenato del mondo, il maestro non è seduto sul monte come Mosè sul Sinai che riceve la legge da Dio, ma si manifesta Egli stesso come unico maestro e DIO stesso, per promulgare la nuova legge (le beatitudini), ed il nuovo “essere” dei suoi seguaci, per realizzare se stessi, come i Santi, ed illuminare e sanare gli uomini del Nostro tempo.
Si tratta di santificare con la loro identità e la loro testimonianza: “Beati i poveri di spirito, perché di essi è il regno dei cieli, non solo nell’altra vita, ma anche durante il nostro cammino in questo mondo, in cui, come afferma il concilio Vaticano II nella “LUMEN GENTIUM” e la “GUDJUM ET SPES”, la Chiesa viene definita luce delle genti attraverso esso, con il dialogo e l’esercizio della carità con TUTTI GLI UOMINI”: “VOI SIETE LA LUCE DEGLI UOMINI ED IL SALE DELLA TERRA“.
Attraverso queste parole, Gesù nel Vangelo di Matteo, invita i suoi discepoli a essere una guida spirituale per gli altri, testimoniando con coraggio e non nascondendo la propria fede, facendola risplendere attraverso azioni buone o ispirate dall’amore fraterno.
Si diventa così “sale della terra“, per dare sapore e significato alla vita, portando un messaggio di speranza e attraverso l’osservanza del comandamento della carità nel mondo in cui vivono.
Tutto questo possibile unicamente seguendo ed assimilando nella propria mente e nel proprio cuore GESÙ CRISTO ED IL SUO VANGELO, per essere “luce, riflessa come la sua chiesa nel mondo.
Non si tratta quindi di essere “luce o sale“, e basta ma di essere luce che illumina il mondo e sale che dà sapore a questa nostra terra
Si tratta della luce della fede, ricevuta nel battesimo, che ci dal “munus” di essere sacerdoti, profeti e re, e che non deve essere tenuto nascosto, o impedito da nessuna legge o pratica religiosa e pastorale, ma condivisa fraternamente.
Senza l’apporto dei laici battezzati la nostra non sarebbe la chiesa voluta da Cristo.
Il ruolo dei discepoli, e non solo degli apostoli, oggi vescovi o preti, è quanto afferma Gesù stesso: “Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? a null’altro serva che essere buttato via e calpestato dagli, uomini”.
Per tutto questo saremo quindi santi alla luce delle beatitudini, su cui mediteremo domani, giorno di commemorazione di tutti i nostri cari defunti.
Don Silvio Mesiti
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