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Bliz della DIA una quarantina di arresti in tutta Italia, le mani delle cosche su subappalti Terzo valico. I nomi degli arrestati

La Polizia e la Dia hanno eseguito una quarantina di arresti in Calabria, Lazio, Liguria, Piemonte e altre regioni del Nord nei confronti di presunti appartenenti alle cosche reggine Raso-Gullace-Albanese e Parrello-Gagliostro. Nell’inchiesta, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, sono coinvolti anche politici e funzionari dell’agenzia delle Entrate. Infatti, alcuni degli arrestati sarebbero stati in contatto con “politici locali, regionali e nazionali di Reggio” e con “funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Tributaria” sempre di Reggio.

Accertati anche “stabili collegamenti” con le famiglie di origine di affiliati da tempo in Liguria, attivi nell’edilizia e nel movimento terra, che avrebbero acquisito sub appalti per la realizzazione del ‘Terzo valico’. Un primo filone di indagine, coordinato dallo Sco, è stato condotto dalle squadre mobili di Reggio, Genova e Savona; un secondo dal centro Dia di Genova, con la collaborazione degli uffici di Reggio Calabria e Roma.

   La Dda di Reggio Calabria aveva chiesto l’arresto del deputato Giuseppe Galati di Alleanza Liberalpopolare-Autonomie per corruzione aggravata dalle modalità mafiose, ma il gip non l’ha accolta perché non ha ritenuto sussistesse un quadro indiziario grave. Richiesta d’arresto anche per il sen. Antonio Caridi, di Fi. Il gip ha ritenuto in questo caso che le accuse fossero assorbite dall’ordinanza emessa nell’operazione Mammasantissima.

L’indagine della Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria è partita dal monitoraggio di alcune ditte che operano nel movimento terra nell’area del Savonese e si sono poi allargate. Quindici gli arresti compiuti in Liguria dalla Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Genova che ha curato la parte dell’inchiesta sugli appalti per i lavori al Terzo Valico ferroviario, la linea ad alta velocità che collegherà Genova a Milano. L’inchiesta è partita da alcuni accertamenti svolti dalla Dia fra il 2009 e il 2011 su alcune famiglie calabresi trapiantate in Liguria e da indagini della squadra mobile di Genova che nei due anni successivi, nel 2012 e il 2013, hanno trovato conferme, così le informazioni sono state trasferite alla Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria.               I nomi degli arrestati

Custodia cautelare in carcere: Antonino Raso, 68enne nato a Cittanova; Fabrizio Accame, 47enne nato ad Albenga; Carmelo Gullace detto “Nino”, 65enne nato a Cittanova; Elio Gullace, 58enne nato a Cittanova; Giulia Fazzari, 57enne nata a Genova; Antonio Fameli, 78enen nato a San Ferdinando di Rosarno; Giampaolo Sutto, 55enne nato a Genova; Marianna Grutteria, 46enne nata a Serravalle Scrivia; Orlando Sofio, 62enne nato a Cittanova; Agrippino Sipala, 68enne nato a Raddusa; Vincenzo D’amico, detto “Enzo”, 48enne nato a Taurianova; Alfredo Beniamino Ammiragli, detto “Direttore”, 49enne nato a Castellammare di Stabia; Massimiliano Corsetti, detto “il romano”, 50enne nato a Roma; Girolama Politi, 64enne nata a Cittanova; Girolamo Giovinazzo, detto “Jimmy”, 44enne nato a Cittanova; Francesca Politi detta “Luciana”, 43enne nata a Roma; Rocco Politi, 59enne nato a Cittanova; Rosario Politi, 57enne nato a Cittanova; Luigi Taiano, 47enne nato a Napoli; Michele Albanese, 60enne nato a Rosarno; Fortunato Caminiti, detto “Gaetano”, 57enne nato a Taurianova; Candeloro Gagliostro, detto “Enzo” o “geometra” o “ Cecè” o “principale”, 48enne nato a Taurianova; Carmelo Gagliostro, 42enne nato a Palmi; Pietro Pirrello, detto “ Piero”, 40enne nato a Reggio Calabria; Demetrio Rossini, detto “ Demi” o “ portachiavi” o “messo”, 43enne nato a Palmi; Adolfo Barone, 49enne nato a Palmi; Fortunata Militano, detta “Nuccia”, 46enne nata a Palmi; Rocco Filippone, 35enne nato a Palmi; Gabriele Parisi, detto “il consulente” o “ ciuchino” o “ ciu-ciu”, 34enne nato a Palmi; Vincenzo Zoccoli, 40enne nato a Palmi; Pietro Giovanni Barone, detto “Giampiero” o “ Mister Dollaro”, 46enne nato a Palmi; Francesco Gullace detto “Ciccio”, 67enne nato a Cittanova; Francesco Raso, 24enne nato a Polistena; Pantaleone Contartese, detto “Leone” o “Luni”, nato a Limbadi.

Arresti domiciliari: Rita Fazzari, 47enne nata ad Albenga; Roberto Orlando, 45enne nato ad Albenga; Salvatore Orlando, 46enne nato a Vibo Valentia; Antonio Galluccio, 35enne nato a Cinquefrondi;  Giuseppe Iero, detto “Peppe”, 34enne nato a Reggio Calabria.

Misura interdittiva della sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio: Annunziato Vazzana, detto “Nuccio”, 51enne nato a Santo Stefano in Aspromonte; Salvatore Mazzei, 60enne nato a Calanna.

LE DUE FASI INVESTIGATIVE

L’inchiesta “Alchemia”, si è sviluppata in due fasi operative: una, condotta dal Centro Dia di Genova, collaborato dai Centri Operativi di Reggio Calabria e Roma, nei confronti di elementi considerati affiliati alla cosca “Raso-Gullace-Albanese” di Cittanova; l’altra, coordinata dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, dalla Squadra Mobile di Genova e di Reggio Calabria nonché dalla Mobile di Savona, con riguardo a soggetti ritenuti appartenenti alla medesima consorteria mafiosa ed a quella denominata “Parrello-Gagliostro” di Palmi.

Le investigazioni avrebbero svelato un grande interesse degli appartenenti alle consorterie della ‘ndrangheta per diversi settori “strategici”, come, appunto, il movimento terra, l’edilizia, l’import-export di prodotti alimentari, la gestione di sale giochi e di piattaforme di scommesse on line, la lavorazione dei marmi, autotrasporti, smaltimento e trasporto di rifiuti speciali, con l’individuazione di società intestate a prestanome.

I SUMMIT MAFIOSI E L’AFFILIAZIONE DEI FIGLI 18ENNI

Affiliati alla cosca cittanovese operanti in Liguria avrebbero confermato il loro profilo di pericolosità e di solido collegamento con la “casa madre”, evidenziando ancora una volta il rilevante ruolo della Liguria nelle dinamiche e negli interessi della ‘ndrangheta nel Nord Italia. Gli investigatori avrebbero anche documentato la partecipazione a diversi summit mafiosi da parte degli indagati, che dimostrerebbero, secondo la tesi accusatoria, la loro intraneità all’organizzazione criminale di matrice calabrese. Inoltre si sarebbe accertata la rituale affiliazione di figli di ‘ndraghetisti al momento del compimento della maggiore età.

Comprovate poi relazioni con esponenti della politica reggina, anche a livello nazionale, “funzionali ad un reciproco scambio di favori, che – sostengono gli inquirenti – hanno confermato l’interesse che le cosche hanno nel coltivare le indispensabili connessioni con il mondo politico. Altri rapporti intrattenuti con le medesime finalità sono stati riscontrati con funzionari dell’Agenzia delle Entrate e della Commissione Tributaria di Reggio Calabria”.

IL SUB APPALTO DEL TERZO VALICO GIOVI E IL SOSTEGNO AI “SÌ TAV”

Inoltre, in Liguria e Piemonte, sarebbe stata accertata l’infiltrazione degli appartenenti alla cosca “Raso-Gullace-Albanese” in sub-appalti già aggiudicati per la realizzazione dell’infrastruttura ferroviaria d’interesse nazionale denominata “Terzo Valico dei Giovi”, attualmente in fase di costruzione con l’avvenuta cantierizzazione di siti afferenti al settore ligure-piemontese. Allo scopo di agevolare l’inizio dei lavori alcuni affiliati sarebbe stato addirittura sostenuto il movimento “Sì Tav”. Particolarmente intensi sarebbero stati i rapporti accertati tra le imprese della cosca “Raso-Gullace-Albanese” e gli amministratori di alcuni Comuni liguri, il cui operato sarebbe stato condizionato, anche mediante la sollecitazione al pagamento indebito di somme di denaro, con specifico riferimento alla fornitura di servizi in materiale ambientale.

Le imprese edili e di movimento terra riferibili alla cosca “Raso-Gullace-Albanese”, avrebbero acquisito anche appalti dalla Cooperativa “Coopsette”, attraverso la presunta corruzione di dipendenti infedeli che avrebbero assegnato le commesse a seguito dell’approvazione di preventivi appositamente “gonfiati”, così consentendo un maggior guadagno alle imprese “mafiose” e assicurarsi il pagamento di un corrispettivo.

I CONTRATTI CON POSTE ITALIANE E ALLEANZA ASSICURAZIONE

La complessa attività investigativa avrebbe permesso infine di documentare gli stretti rapporti e la sussistenza di interessi economici comuni tra la cosca “Raso-Gullace-Albanese” e quella dei “Parrello-Gagliostro” di Palmi, i cui affiliati gestirebbero numerose società – attive prevalentemente nel settore dei servizi di igiene ambientale con sedi in Lombardia, Emilia Romagna e Calabria – considerate come intestate a prestanome e che, grazie a imprenditori e manager compiacenti, sia genovesi che romani, avevano acquisito, tra gli altri, il sub-appalto per i servizi di igiene civile e industriale di “Poste Italiane” e “Alleanza Assicurazioni” in provincia di Reggio Calabria.

GLI INVESTIMENTI IN COSTA AZZURRA, CANARIE E BRASILE

“In particolare – spiegano gli inquirenti – appare interessante la tendenza della ‘ndrangheta ad investire i propri capitali illeciti nel settore della produzione e commercializzazione di lampade a led. Inoltre sarebbero stati documentati consistenti investimenti all’estero nel settore immobiliare mediante una serie di operazioni realizzate in costa Azzurra, nelle Canarie ed in Brasile, attraverso il riciclaggio di capitali di provenienza illecita e la contestuale acquisizione di disponibilità finanziarie in quei Paesi in forza di rapporti instaurati con fiduciari locali”.

I SEQUESTRI ESEGUITI

È stato, infine, eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di 21 società, seguito elencate, la maggior parte delle quali con sedi in Liguria, Piemonte, Lombardia, Lazio e Calabria, e considerate riconducibili alle consorterie mafiose per un valore complessivo stimabile in una quarantina di milioni di euro. Si tratte delle aziende: Samoter s.r.l., con sede legale a Borghetto Santo Spirito (SV); Gi.Erre. S.r.l., con sede legale a Borghetto Santo Spirito (SV); Liguria 2000 soc. coop., con sede a Borghetto Santo Spirito (SV); Alfa Center s.r.l., con sede a Novate Milanese (MI); sala giochi Ca’ Royale, a Loano (SV); Ecolazio 87 s.r.l., con sede operativa a Roma; Remaplast s.r.l., con sede a Pomezia (RM); Polyeco s.r.l., con sede a Cerveteri (RM); Remaservice s.r.l., con sede a Roma; P.M.R. Service s.r.l., con sede a Roma; Po.In Ambiente S.r.l. (oggi Politi Immobiliare s.r.l.), con sede a Pomezia (RM); Valmat s.r.l., con sede a Roma; T.S.A s.r.l., con sede in Roma; Socim s.r.l., con sede a Roma; I Falegnami Di Galluccio Antonio & C., con sede legale e operativa a Cittanova (RC); Millenium Service s.r.l., con sede legale a Bergamo ed unità operativa a Ravenna; Photronix s.r.l., con sedi a Bergamo, Cazzago S. Martino (BS) e Schio (VI); Omnia Solution Service s.r.l., con sede legale a Barberino Val D’Elsa (FI); ditta Alanel s.r.l., con sede a Palmi (RC); Agriturimo e B&B Beverly Village, a Palmi (RC); Euroservizi di Grutteria Marianna, con sede a Serravalle Scrivia (AL).

INDAGATO IL VICE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO REGIONALE DELLA CALABRIA

Il vice presidente del consiglio regionale della Calabria, Francesco D’Agostino, risulta indagato per intestazione fittizia di beni aggravata dalle finalità mafiose, ma il gip, Barbara Bennato, non ha emesso alcuna misura cautelare nei suoi confronti, non condividendo l’assunto accusatorio.

D’Agostino è stato eletto in Consiglio regionale, candidato nella circoscrizione Sud per la lista “Oliverio Presidente”, con 7.939 preferenze. Nella seduta di insediamento del 7 gennaio 2015, è stato eletto vicepresidente del Consiglio. È alla prima legislatura regionale.

Il gip Barbara Bennato non ha emesso alcuna misura cautelare nei confronti di D’Agostino, scrivendo così nell’ordinanza: “L’assunto accusatorio non è condivisibile, essendo dalle indagini è emerso un immanente accessibilità all’Azienda da parte degli indagati, leggibile piuttosto attraverso la contestualizzazione dell’attività aziendale esercitata in territori nei quali, nulla si muove ed alcuna iniziativa si intraprende senza il controllo delle cosche ivi imperanti che, anche nel corso della gestione delle imprese, non lesinano di atteggiarsi a “padroni” della stessa, le cui prestazioni e partecipazione sono gratuitamente dovute, in forza di un genetico compromesso”.