Clan a Padova sequestrati i beni dei rosarnesi Cacciola e Garruzzo

Le indagini patrimoniali, coordinate dalla locale procura della Repubblica-Direzione distrettuale antimafia hanno portato a individuare imprese, beni mobili e immobili, tutti riconducibili agli estortori, con un valore complessivo che si è dimostrato essere sproporzionato rispetto ai redditi da loro dichiarati e, per questo motivo, sottoposti a sequestro.Si chiamano Gregorio Cacciola, 63enne rosarnese, e Michelangelo Gazzurro, 54enne nato a Rosarno e domiciliato a Motta di Livenza, i due destinatari del decreto di sequestro preventivo di beni, emesso dal gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda ed eseguito dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Reggio Calabria. Entrambi erano stati arrestati lo scorso 18 ottobre 2013 dai carabinieri di Padova e Reggio Calabria, con l’accusa di estorsione aggravata dalle modalità mafiose, nei confronti di un imprenditore operante nella provincia di Padova. A seguito dell’arresto, le indagini economico-patrimoniali svolte dallo Scico della Guardia di Finanza di Roma hanno consentito di individuare imprese, beni mobili e immobili facenti capo ai medesimi, di valore sproporzionato rispetto alle attività economiche e ai redditi da essi dichiarati.In particolare sono stati sequestrati: la «Rabbit Services Snc di Consiglio Anna Maria & C.», con sede legale a Rosarno, ma operante a Motta di Livenza, operante nel settore alberghiero e della ristorazione; la ditta individuale «Azienda agricola Garruzzo Michelangelo» con sede in Rosarno; un fabbricato ubicato a Reggio Calabria; 2 autovetture; la C & C Corporation di Cacciola D. e R. Snc«, con sede a Rosarno, esercente l’attività di commercio al dettaglio di carburante per autotrazione. I beni, per un valore di oltre 4 milioni, erano tutti nella disponibilità di Garruzzo, tranne la C& C Corporatione, riconducibile a Cacciola.