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Confiscato il patrimonio immobiliare e aziendale di Vincenzo Oliveri

Il Tribunale di Reggio Calabria – ha confiscato il patrimonio mobiliare, immobiliare e aziendale di Vincenzo Oliveri.
Non è stata accolta la proposta di applicazione della misura di prevenzione personale per difetto di attualità della pericolosità sociale al momento della decisione dell’Organo Collegiale.

L’uomo dal 1988 in poi risultava coinvolto, unitamente al padre, fu Matteo Giuseppe Oliveri cl.28 ed al fratello Antonio cl.65, in diversi procedimenti penali per la commissione di reati associativi finalizzati alla commissione di truffe aggravate, frode in commercio, emissione ed utilizzazione di fatture per operazioni inesistenti, connessi all’indebita percezione di contributi Aima (ora Agea), erogati nel settore agricolo per la produzione, lavorazione e commercializzazione dell’olio d’oliva, i quali si erano definiti con la prescrizione o con l’amnistia.

Lo stesso veniva tratto in arresto in esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare emessa il 26.07.2010, nonché risultava destinatario di decreto di sequestro del 28.07.2010, provvedimenti entrambi emessi dal G.I.P. del Tribunale di Palmi (RC), per i reati di associazione a delinquere, truffa aggravata ed altro, in ordine all’indebita percezione di contributi erogati ai sensi della legge 488/1992, ad aziende facenti parte del Gruppo, quantificati in complessivi euro 17.950.566,46 corrispondenti all’accertato profitto del reato.
Le relative indagini sfociate nell’emissione di quest’ultimo provvedimento cautelare, hanno riguardato solo i progetti di investimento avviati ex legge 488/1992 negli anni 2003 e 2004, da alcune delle aziende facenti parte del Gruppo Oliveri.

Di fatto è emerso che le aziende del Gruppo Oliveri, da tempo sono risultate beneficiarie di contributi erogati ai sensi della citata legge 488/1992, atteso che dall’anno 1996 in poi sono risultate destinatarie di finanziamenti pubblici, quantificati complessivamente in oltre 85 milioni di euro (pari ad oltre 160 miliardi delle vecchie lire), cui occorre aggiungere le ulteriori ed ingenti somme erogate, dall’Agenzia per l’Erogazioni in Agricoltura (Agea – ex Aima), pari a 15.563.776,00 (oltre 30 miliardi delle vecchie lire) di cui ha direttamente beneficiato l’uomo ed il suo nucleo familiare.

L’uomo è stato anche rinviato a giudizio in ordine ai reati di associazione a delinquere, truffa aggravata, falso, emissione e/o utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.
Attualmente il processo è in corso di celebrazione innanzi ai Giudici del Tribunale di Teramo investiti per competenza territoriale.
Nell’odierno provvedimento ablativo per i Giudici del Tribunale “ciò che giustifica, nel caso in esame, l’ablazione non è, …., il requisito della sproporzione…… omissis…. bensì l’esistenza di sufficienti indizi che portano a ritenere che il patrimonio del proposto….. omissis… sia il frutto della sua attività imprenditoriale illecita”.
E ancora “l’esistenza di un patrimonio …. Del valore di svariati milioni di euro supera oltre ogni limite la somma dei redditi percepiti dal proposto e suoi stretti congiunti… e manifesta qualcosa che è eufemistico qualificare nei termini della mera sproporzione rafforzando ulteriormente la ragionevole presunzione della sua provenienza ed accumulazione da illecito. Si ribadisce che, infatti, quello che rileva non è solo e tanto il dato finale di sproporzione ma l’iter di formazione dell’ingente patrimonio accumulato”.
Nell’odierno provvedimento di Confisca, per i Giudici del Tribunale reggino, l’imprenditore è da inquadrare nella categoria dei soggetti portatori di pericolosità generica con abitualità a delinquere.

In definitiva risulta disposta la confisca di: nr.15 società, per intero (9) o in quota (6), di cui 10 di capitali, 4 ditte individuali e una s.a.s., , operanti nei settori agricolo-oleario (8), turistico-alberghiero (3), immobiliare (1) e dei servizi (3), di cui 5 con sede in Gioia Tauro (RC), 7 a Mosciano Sant’ Angelo (TE), e 3 a Giulianova (TE); nr. 88 immobili, di cui nr. 39 ad uso personale e nr. 49 ad uso aziendale – tra cui spiccano gli edifici sede degli alberghi/ristoranti/resort di gran lusso Hotel Villa Fiorita di Giulianova (TE) e Il Feudo degli Ulivi sito in Borgia di Catanzaro e svariati capannoni ed impianti ad uso industriale ed ufficio; nr. 7 autoveicoli personali ed aziendali; nr.385 titoli comunitari (aiuti all’agricoltura) che danno diritto a percepire dall’AGEA la somma di circa 1,6 milioni di euro annui e svariati conti correnti societari e personali.
Per le società, di cui è stata disposta la confisca della sola quota dell’imprenditore, si evidenzia che sono titolari di un patrimonio immobiliare di ragguardevoli dimensioni costituito da oltre 400 immobili e da terreni coltivati prevalentemente ad uliveti, quest’ultimi aventi una estensione di circa 400 ettari, siti nella piana di Gioia Tauro e nella provincia di Catanzaro.
Il valore complessivo dei beni confiscati è stimato in circa 324 milioni di euro.