Il diario di Aldo Alessio: 2 parte

 

Il suo perimetro costiero, con una larga parte rocciosa, è di circa 27 Km. e, a prima vista, la roccia, scolpita e lavorata dal mare e dal vento nei millenni, presenta numerose rientranze con incavi e movimenti, in alcuni punti appare a forma di un antico alveare all’interno del quale vi abitano chissà quali strani insetti giganti, sembra di osservare il dipinto di un quadro raffigurante un’era preistorica oramai scomparsa da milioni di anni. Vi è anche la presenza di torri costiere, costruite nel 1500, in funzione di difesa antisaracena. Negli anni ’50 l’isola è stata rimboschita con pini marittimi e domestici. Tra la popolazione locale c’è una presenza minoritaria di rumeni, polacchi e albanesi, che lavorano nel settore turistico alberghiero.

Sul fondale, a 30 metri, crescono le gorgonie rosse e gialle, accompagnate da una ricca fauna marina, caratterizzata anche da rarità come la “stella gorgone”. Sulla parte alta, quando c’è qualche schiarita è possibile osservare dal mare un antico castello di origine medievali, che compare e scompare nella nebbia, dove ha sede il Comune, che ha giurisdizione anche su un’altra isola più piccola quella di Giannutri, che ne è frazione. Sull’isola è presente anche una colonia felina protetta.

 

conc3La calma rotta dalla tragedia

In questa piccola e tranquilla isola, lontana da occhi indiscreti, il 13 gennaio 2012, alle ore 21.42, si consumava il più grande naufragio della storia. La nave da crociera “Costa Concordia”, al comando di Francesco Schettino, della compagnia di navigazione Costa Crociere, di proprietà dell’americana Carnival, con 4.229 persone a bordo (3.216 passeggeri e 1.013 membri di equipaggio), va a sbattere contro una roccia dello scoglio delle “Scole” aprendo, sul fianco sinistro dell’opera viva, una falla di circa 70 metri. La nave, successivamente, si arenò sullo scalino roccioso del basso fondale a Nord di Giglio Porto. Poco più di un’ora per andare a fondo, condannata a morte dalle decisioni prese da un solo uomo, dopo “l’inchino maledetto”, morirono 32 passeggeri innocenti. Quell’avvenimento, imprevisto, ma non imprevedibile, sconvolse il mondo, modificò le procedure di sicurezza a mare e anche l’equilibrio naturale dell’isola.

Da tempo era iniziata, informalmente, una gara tra comandanti mai dichiarata da nessuno. L’inchino del passaggio delle navi Costa Crociere avveniva, ad ogni viaggio, sempre di più vicino alla costa. Tutti lo sapevano Autorità e non, faceva parte del gioco folcloristico e pubblicitario, salvo poi, dopo il disastro, tutti a ritrattare, nessuno era a conoscenza di nulla. Come è possibile immaginare che una nave lunga 290 metri e di notte illuminata a giorno, che passava, periodicamente, a poche centinaia di metri dalla costa, era invisibile agli occhi di tutti, ivi compresi quelli delle stesse Autorità, che magari ne applaudivano il passaggio? Quanto è successo era facilmente prevedibile con un semplice calcolo delle probabilità di rischio!

Il divieto all’inchino, in tutti i mari del mondo, fu messo solo dopo quella tragedia.

Il Comune è stato insignito dell’onorificenza con medaglia d’oro al merito civile per l’impegno, la solidarietà e la generosità offerta nell’occasione del naufragio con la seguente motivazione:

«In occasione del tragico naufragio di una nave da crociera, avvenuto in ore notturne in prossimità dell’Isola del Giglio, cittadini, amministratori ed istituzioni locali offrivano, con spontanea immediatezza, il loro determinante contributo ed incondizionato impegno in soccorso dei naufraghi. La comunità tutta, prodigandosi con generosa abnegazione nell’accoglienza e nell’assistenza di moltissime persone in condizioni di assoluto bisogno, offriva alla Nazione mirabile esempio di alto civismo e di ammirevole solidarietà».

Altrettanto non si può dire del comandante e dei molti componenti l’equipaggio che hanno pensato solo a salvare la propria vita!

Le regole del mare, prima di tutto

Eppure le regole del mare sono note a tutti: In una scala di priorità al primo posto c’è la salvezza della vita umana e a seguire quella del carico e solo al terzo posto la messa in salvo della nave. Quella notte la salvezza della vita umana per alcuni passò all’ultimo posto, eppure, dopo l’incidente, in pochi minuti era possibile rendersi conto della gravità della situazione e le condizioni meteo marine erano perfette: mare calmo con calma di vento. L’evacuazione dei passeggeri poteva avvenire con serenità e tranquillità senza panico e senza nessuna perdita di vite umane. Le procedure, i regolamenti e quant’altro furono tutte violati da colpevoli ritardi. Quel passaggio era comunque difforme al “Piano di viaggio” ufficiale stabilito dal comandante e sottoscritto, come da procedura, anche dagli ufficiali di navigazione. In ogni caso spetterà alla magistratura, nel processo in corso, appurare i fatti e le eventuali responsabilità su quanto è accaduto e per rendere “giustizia” soprattutto a quelle 32 vittime innocenti che pagarono per quella crociera, denominata “Profumi d’agrumi” nel Mediterraneo, il prezzo più alto.

Nella Piazza, vicino la sede della Capitaneria di Porto, il Comune pose una lapide marmorea per ricordare ai posteri gli avvenimenti di quella tragica notte durante la quale i cittadini gigliesi seppero dare esempio, all’Italia e al Mondo, di spirito di altruismo, abnegazione e solidarietà prestando, amorevolmente, soccorso agli oltre 4.000 naufraghi.

 

Aldo Alessio*

Capitano

già sindaco di Gioia Tauro