È rivolta al ministro per il Sud Foti una nuova interrogazione sulla mancata attuazione della clausola del 34% che prevedeva la ripartizione delle spese dello Stato in conto capitale in proporzione alla popolazione. Si chiede il rendiconto previsto annualmente dalla legge, che continua ad essere in vigore nonostante la modifica della norma.
La modifica, come più volte denunciato, prevede che al posto della definizione “in proporzione alla popolazione” si sostituisca la formula “40% delle risorse allocabili”, senza dare indicazioni su come queste possano essere definite e quantificate.
A depositare l’interrogazione sono i deputati Ubaldo Pagano, primo firmatario, Marco Lacarra, Claudio Stefanazzi, Toni Ricciardi e Piero De Luca, oltre al responsabile delle politiche per il Mezzogiorno dei Dem Marco Sarracino.
Se ne è parlato a Civitella del Tronto, durante l’incontro annuale dei Comitati delle due Sicilie.
È un tema molto dibattuto fra i meridionalisti, quello dello “scippo di risorse al Sud”, partendo dal 1861 fino ai nostri giorni. A riproporlo sono stati Rosella Cerra e Roberto Longo nel loro intervento. Una anticipazione dei contenuti di quello che è un aggiornamento al libro sul 34% al Sud. È il racconto di una legge in vigore dal 2017 e mai rispettata. E ora modificata in maniera poco chiara che ne depotenzia l’incidenza. È la terza interrogazione fatta nel corso negli. Se ne chiede nuovamente l’applicazione ed il rendiconto. Ma finora nessun ministro ha risposto o dato chiarimenti.
Una nel novembre 2024 rivolta all’ora ministro per il Sud Fitto (quello che poi ha fatto la modifica). Primo firmatario il deputato del M5S Alessandro Caramiello. Precedentemente, nel dicembre 2020, erano stati altri deputati del M5S a rivolgere la stessa domanda al ministro del Sud di allora Provenzano. Insomma, ci si augura che dopo tre interrogazioni finalmente vi siamo delle risposte che stiamo aspettando dal 2017.
Si legge nella interrogazione dei deputati del PD presentata il 26 marzo:
«Al Ministro per il Sud. Per sapere – premesso che:
il decreto-legge 29 dicembre 2016, n. 243 ha disposto interventi urgenti per la coesione sociale e territoriale, con particolare riferimento a situazioni critiche in alcune aree del Mezzogiorno;
l’Art. 7-bis, comma 2, così come modificato dall’articolo 11, comma 5, del decreto-legge n. 60 del 2024, dispone che “al fine di ridurre i divari territoriali, il riparto delle risorse dei programmi di spesa in conto capitale finalizzati alla crescita o al sostegno degli investimenti da assegnare sull’intero territorio nazionale, che non abbia criteri o indicatori di attribuzione già individuati alla data di entrata in vigore della presente disposizione, deve essere disposto anche in conformità all’obiettivo di destinare agli interventi nel territorio delle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Calabria, Puglia, Sicilia e Sardegna un volume complessivo di risorse non inferiore al 40 per cento delle risorse allocabili”;
nel corso degli anni, la cosiddetta “clausola” volta a destinare una quota vincolata (prima il 34%, successivamente elevata al 40%) di investimenti in favore del Mezzogiorno ha trovato di rado applicazione;
la coesione territoriale è uno degli obiettivi identificati dal regolamento europeo che istituisce il Dispositivo per la ripresa e resilienza e il rispetto di questo obiettivo è particolarmente importante in Italia poiché consente di mettere la riduzione dei divari territoriali tra Nord e Sud del Paese al centro delle politiche di rilancio;
il comma 3 del richiamato art. 7-bis, inoltre, prescrive al Ministro per il Sud e la coesio