Bagnara,presentato il saggio “Sul concetto di esistenza” di Salvatore Bellantone

Si è svolta sabato 8 novembre, presso la sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Bagnara Calabra, la presentazione del saggio “Sul concetto di esistenza” di Salvatore Bellantone (Disoblio Edizioni). Alla presentazione, moderata da Stefania Guglielmo (Studentessa di Filosofia Università di Messina), sono intervenuti: Cesare Zappia (Sindaco di Bagnara Calabra), Mimma Garoffolo (Presidente SOMS Bagnara Calabra), Daniele Penna (Vice Presidente Pro Loco Bagnara Calabra), Salvatore Spina (Ricercatore Università di Messina), Gianfranco Cordì (Filosofo), Salvatore Bellantone (Autore del Saggio).

Dopo i saluti iniziali di Mimma Garoffolo, Cesare Zappia e Daniele Penna, Stefania Guglielmo ha introdotto i lavori chiarendo come Sul concetto di esistenza sia il primo volume di una trilogia filosofica sul potere.

Salvatore Spina ha sottolineato come il testo di Salvatore Bellantone sia un confronto con Walter Benjamin e le sue “Tesi sul concetto di storia”, e si mostri in questo senso come una fenomenologia dell’oggi e il tentativo di superare lo storicismo in generale. Mentre Benjamin tenta di consegnare ai posteri una riflessione sulla storia, Bellantone considera l’esistenza il cardine fondamentale delle sue tesi, nelle quali sono palesi le filosofie di Nietzsche e di Heidegger, malgrado non siano mai citate direttamente. Diversamente dall’angelo della storia di Benjamin, che è rivolto al passato, il daemon dell’esistenza di Bellantone è rivolto al futuro, simbolo quest’ultimo di una filosofia dell’azione e di un tentativo di superamento di Benjamin, in stretta connessione al pensiero di Heidegger che individua nel futuro la possibilità di un’esistenza autentica. Il compito del daemon è la resistenza alla mediocrità e alla mera abitudine, ma anche il tentativo di trovare nell’umanità tutta uno spazio di resistenza al potere.

Gianfranco Cordì ha ricalcato l’importanza dell’opera Sul concetto di esistenza, perché offre l’occasione di confrontarsi in maniera sistematica con la riflessione di Benjamin e la sua filosofia, che è frammentaria ma densa di concetti. Benjamin era un marxista e un ebreo e nelle sue “Tesi” unisce messianismo e materialismo storico. Marx ed Engels sono stati profetici, pensando a una società senza classi che ha il senso di una fine dello stato; il messianismo ebraico unito al materialismo storico ci fa comprendere che quando un agglomerato sociale attende qualcosa, genera quell’attesa, automaticamente la storia prima o poi lo farà, lo fa divenire. Il saggio di Bellantone riprende il pensiero di Benjamin, creando una stretta connessione tra due figure: il cronista benjaminiano e il lottatore bellantoniano. La storia non è metodologia, è un rammemorare. L’essere umano che rammemora diventa un cronista ma, in questo modo, deve anche diventare un lottatore, perché la rammemorazione ha il compito di agire sul presente, sulla vita. La classe oppressa, in questo senso, deve divenire essa stessa lottatrice, deve creare un punto di rottura nella storia, in direzione di un pluriverso in cui le differenze non sono conciliate, ma permangono. Benjamin ci vuole dire, questo è il senso dell’opera di Bellantone, che si deve attendere qualcosa nell’esistenza.

Salvatore Bellantone ha spiegato le ragioni che lo hanno spinto a pubblicare la “Trilogia sul potere” e la stretta connessione tra le “Tesi” di Benjamin e le sue “Tesi sul concetto di esistenza”, primo volume della triade, partendo dal cuore di entrambe le opere, le tesi IX, nelle quali si deducono rispettivamente le figure dell’angelo della storia e del daemon dell’esistenza. Dopodiché, chiarendo come le “Tesi” siano uno strumento di contesa contro quella forma di totalitarismo senza uniformi e senza armi che domina il nostro tempo, l’impero economico-finanziario, Bellantone ha letto alcuni versi della poesia “Pane e vino” di Friedrich Holderlin, dicendo come nella notte della conoscenza il Messia arriverà portando una diversa visione delle cose.

Accesa infine la lanterna della Disoblio, i presenti hanno consumato assieme del pane e del vino in memoria dei defunti della storia e in onore dei discendenti futuri, simboli l’uno della fame della conoscenza e l’altro del sacrificio degli antenati e della sete di vita provata dai cittadini della Terra, oppressi dal dominio dei mercati e speranzosi in una forma differente di abitazione del pianeta, lontana da quella capitalistica.