Coldiretti, si legge CETA si pronuncia disinformazione

Molinaro: i parlamentari e i comuni approfondiscano l’argomento e prendano una posizione ufficiale

Al no espresso dal Consiglio Regionale della Calabria si aggiungono le posizioni contrarie all’accordo Ceta di tante  amministrazioni comunali, provinciali, Città Metropolitana e la maggioranza dei Consorzi di tutela. Una chiara indicazione di volontà che ha fatto breccia ed è sancita con delibere che testimoniano che questo trattato economico commerciale globale tra Unione Europea e il Canada non favorisce affatto l’identità del Made in Italy e ha un impatto negativo per la Calabria. Con il CETA si da il via libera alle imitazioni canadesi dei nostri prodotti più tipici, e si spalancano  le porte all’invasione di grano duro trattato in preraccolta con il glifosato vietato in Italia (in Calabria anche per le produzioni integrate biologiche) e a ingenti quantitativi di carne a dazio zero. E’ un accordo che condanna la Calabria ultima regione d’Europa. Gli effetti che esso produrrà sono devastanti per il Made in Calabria, un pezzo importante del Made in Italy, e una regione che basa la sua economia sull’agroalimentare sulla distintività, qualità e capacità di competere e che può quadruplicare la produzione non può permetterselo. Un livellamento verso il basso della qualità che porta una competizione basata solo su prezzi bassi con  rischi per l’ambiente, la salute e perdita di posti di lavoro. Nessun prodotto calabrese  riceverà protezione nel Canada,  si tenta di scardinare il  modello agricolo della regione, e si compromettono i diritti dei lavoratori e le norme a protezione dei consumatori e dell’ambiente. Tutto questo, lo continua ad affermare e a sostenere la  Coldiretti in occasione dell’applicazione provvisoria dell’intesa ormai votata a Bruxelles ma che però deve avere la ratifica del Parlamento italiano e di altri trentasette assemblee tra cui alcune regionali. Con il CETA, si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone in modo unilaterale e implacabile le sue leggi e le sue regole. La vicenda, che vede impegnata Coldiretti in una mobilitazione costante condivisa da uno schieramento inedito con altre organizzazioni Cgil, Arci, Adusbef, Movimento Consumatori, Legambiente, Greenpeace, Slow Food International, Federconsumatori, Acli Terra e Fair Watch, evidenzia che è un favore alle lobby  e anche  un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi anche emergenti che sono autorizzati così a chiedere le stesse concessioni. “Offriamo poi al Canadà, un mercato di oltre 500 milioni di consumatori contro uno di appena 35 milioni – commenta Pietro Molinaro – e in più abbattiamo le barriere sulla sicurezza alimentare. Coldiretti  – assicura Molinaro  – non fermerà l’operazione di sensibilizzazione sul tema, è a rischio il lavoro di migliaia di aziende agricole che rispettano le regole e i disciplinari per sostenere la qualità ineguagliabile delle tipicità del territorio. Invitiamo- è l’appello – i sindaci ed i parlamentari ad approfondire l’argomento e a prendere una posizione ufficiale perché l’informazione ai cittadini è importante e fa parte di un processo di democrazia compiuta altrimenti, si legge CETA si pronuncia disinformazione. Non ci sono opportunità per le aziende calabresi vogliamo ricordare che un allevamento che si spegne, un insediamento agricolo in montagna o in collina che si chiude, non torna più”.

 

22/09/2017                                                                            Ufficio Stampa Coldiretti Calabria