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Comunali: A Reggio il Giornale punta su due oriundi Minicuci e Davi, ma a decidere sara’ la ndrangheta

Il Giornale diretto da Alessandro Sallusti punta sui due “oriundi”, il melitese Nino Minicuci, dato per favorito nella corsa verso Palazzo San Giorgio, e Klaus Davi, italo-svizzero definito “outsider”. In un articolo dedicato alle prossime elezioni comunali di Reggio Calabria, firmato dal noto giornalista reggino Felice Manti, si legge: «Il leghista Minicuci e l’outsider Davi protagonisti, male Falcomatà (…) Il massmediologo Klaus Davi distribuisce volantini elettorali sul Lungomare di Reggio Calabria, dove è in corsa come candidato sindaco. E potrebbe farcela, se la sua lista arrivasse almeno al 3%. Sono tanti voti, eppure il giornalista anti ‘Ndrangheta che fa il consigliere comunale anche a San Luca, storico feudo dei boss calabresi, di consensi ne raccoglie eccome. Nella città dello Stretto si vota, e i giochi sembrano già fatti: a meno di clamorosi colpi di scena l’uscente Giuseppe Falcomatà (Pd) e il suo sfidante del centrodestra, il leghista Antonino Minicuci, se la vedranno al ballottaggio. Minicuci, “oriundo” della provincia reggina già ex braccio destro del sindaco di Genova Marco Bucci, è stato scelto da Matteo Salvini per strappare la città all’uscente, figlio d’arte che non è riuscito a raccogliere fino in fondo l’eredità del padre Italo, a cui è intestato il Lungomare. Scaricato da due ex assessori (altri sono indagati), indietro rispetto al rivale, sulla sua amministrazione pesa il fallimento della raccolta della spazzatura, che giace anche per giorni ai lati delle strade, anche in pieno centro. Non il miglior biglietto da visita per una città che, complice il Covid, ha vissuto un’estate povera di eventi ma ricca di turisti».

Per Manti però un peso decisivo lo avranno le famiglie di ‘Ndrangheta: «Quando si parla di economia, legale o sommersa, bisogna fare i conti con l’ombra della ‘Ndrangheta, che sullo Stretto fa il bello e il cattivo tempo, tanto da decidere – secondo la Procura reggina – i destini di chiunque si sia candidato negli ultimi 25 anni. I veri sondaggi sono in mano ai boss, è proprio in queste ore che chi pensa di non farcela bussa dalle famiglie di ‘Ndrangheta in caccia di consensi. Destra o sinistra non importa. Il sospetto che aleggia sulle urne è che alla fine il destino della partita sarà in mano ai soliti “capobastone” che spostano a piacimento migliaia di consensi. Eppure di mafia si parla pochissimo».

Klaus Davi & Co.