Costretti a chiudere per mancanza di medici !!!

In piena pandemia, come fosse una attività commerciale, in questi giorni è stato comunicato dai vertici aziendali che Ospedale di Locri sospende l’attività chirurgica per mancanza di medici, garantendo solo le prestazioni indifferibili.
Un fatto gravissimo sia perché la carenza di personale è dall’ Azienda Sanitaria conosciuta da tempo sia perché si tratta di attività assistenziali essenziali che dovrebbero essere garantite nel rispetto della Costituzione.
Un Ospedale come quello di Locri, unico punto di riferimento per tutto il territorio della Locride, non può chiudere, neanche temporaneamente, perché manca il personale. Molte volte, noi stessi, ci siamo chiesti perché i concorsi non vengono espletati per assumere personale a tempo indeterminato o perché non viene fatto nulla per incentivare, essendo pochi gli specialisti del settore, l’assunzione presso il nostro Ospedale. Adesso, ci chiediamo perché non vengono ricercate e messe in atto, nell’interesse dei cittadini, soluzioni organizzative diverse, invece di fare ricorso alla sospensione delle attività come unica soluzione alla carenza di medici.
Purtroppo, in questi anni, l’ ASP di Reggio Calabria non ha saputo dare risposte al nostro territorio, se non nella logica dei tagli ai servizi. I disservizi subiti dai cittadini non si contano più. Tutta la gestione della pandemia è stata caratterizzata da inefficienze, ritardi, colpevoli mancanze. Nessuno si è preoccupato o si preoccupa dei malati cronici che possono aspettare. Tra chiusura dei servizi specialistici e lunghe liste di attesa, il dato di fatto è che, come denunciato da molte istituzioni scientifiche, per questi pazienti molti controlli programmati sono saltati e molti di essi hanno rinunciato anche a curarsi.
In questi giorni è stata pubblicata la delibera della Commissione Straordinaria n. 108 del 11.02.2021 riguardante le opere di edilizia sanitaria da realizzarsi nel triennio 2021/2023. Un lungo e corposo elenco dove trovano spazio tutti gli interventi già programmati da anni, finanziati da tempo e, ancora, solo sulla carta.
Fin qui nulla di strano, è la solita prassi che riflette il solito modo di procedere che, ormai, tutti conosciamo molto bene.
Quello che colpisce, però, sono le considerazioni in premessa al suddetto Piano dove nella relazione tecnico – illustrativa si legge testualmente che ” gli elementi che pongono debolezza all’intero sistema sanitario ad offrire adeguati servizi sanitari, sono individuabili in una serie di fattori che producono la frammentazione dell’ offerta sanitaria e la variabilità delle risposte assistenziali, con conseguenti problemi d’appropriatezza nell’ utilizzo delle risorse, e di potenziale iniquità nell’accesso ai servizi. Sul territorio tali problematiche si sono accentuate per la presenza di diverse strutture sanitarie che, nel tempo, hanno favorito il congestionamento e la de-personalizzazione dei percorsi assistenziali, per la mancanza di una rete integrata volta a semplificare l’accesso dei cittadini ad una pluralità di punti di erogazione, per la frammentazione sul territorio di tali punti che, di fatto, hanno acuito sensibilmente il disagio dei cittadini-utenti ad ottenere risposte concrete “.
Certo, non ci saremmo mai aspettato, che tutto quello denunciato in questi anni, fosse così ben “certificato” proprio da chi avrebbe dovuto dare, in tal senso, risposte efficaci, rapide e competenti. In poche parole, nessuna responsabilità, queste sono sempre di altri.
A tutto forse c’è un limite, ma siamo convinti che non sarà possibile nessun cambiamento senza una forte volontà politica e una decisa presa di posizione dei territori.