DAL GOVERNO PACCHI DI NATALE PER CHI VIVE NEI GHETTI.

Stamattina alcune tra le massime cariche dello stato, tra cui la ministra dell’Interno e quella dell’Agricoltura, il Capo della Polizia e quello del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del Ministero dell’Interno, si sono trovati a Foggia per discutere, ancora una volta, di uno dei loro temi preferiti: mafia e caporalato. Nonostante lo stesso Prefetto di Foggia abbia di recente ammesso pubblicamente che il caporalato non ha nulla a che fare con la mafia, sembra che associare questi due specchi per le allodole sia uno dei passatempi preferiti di chi dovrebbe essere incaricato di trovare soluzioni reali a problemi reali. Ancora una volta, si assolve l’agroindustria puntando il dito contro poche ‘mele marce’. Ancora una volta si parla di superamento dei ghetti puntando su flussi regolati di migranti stagionali, ignorando completamente chi già è sul territorio, lavora tutto l’anno e chiede da anni la regolarizzazione. E lo si fa con toni dal sapore di ventennio (Lamorgese auspica una ‘bonifica dell’immigrazione, con la B maiuscola’), riferendosi ai lavoratori con toni decisamente dispregiativi, come fossero pacchi (‘venire vengono, a noi qui servono’) e dimostrando di non conoscere la realtà (sempre la ministra dell’Interno, citando il Prefetto Di Bari, parla di richieste di ingresso con i flussi che si esauriscono in poche ore, cosa semplicemente non vera). D’altra parte si continua a rimandare, ad un ‘mese prossimo’ che non arriva mai, la riforma delle leggi sull’immigrazione e sulla sicurezza. Non che questo ci stupisca: chi pronuncia queste parole è responsabile delle azioni violente e repressive che da sempre colpiscono i lavoratori immigrati che vivono nei ghetti, e chiunque osi alzare la testa e protestare contro un sistema assassino. I lavoratori e i solidali hanno però dimostrato di non avere paura. Continueremo, come abbiamo fatto lo scorso 6 dicembre, a chiedere conto a questi soggetti delle loro responsabilità. Se non possiamo avere un Natale sereno, speriamo non lo sia nemmeno il vostro.