Gestione Calabria Film Commission: i capigruppo di minoranza esprimono preoccupazione per la politica delle nomine e per la mancanza di meritocrazia

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I capigruppo di minoranza, Davide Tavernise (M5S), Mimmo Bevacqua (Pd), Antonio Lo Schiavo (Misto), esprimono forte preoccupazione per la gestione della Calabria Film Commission, un ente nato con l’intento di promuovere il cinema e le produzioni audiovisive, ma che oggi sembra essere ridotto a un mero strumento di spartizione politica.
 
Le recenti informazioni riguardo ai contratti e alle nomine all’interno dell’ente, pubblicate dalla stampa locale, evidenziano un sistema che premia la fedeltà politica a scapito delle competenze e della meritocrazia. La gestione attuale ha portato all’assunzione di consulenti senza un adeguato processo di selezione, e la nomina di figure professionali, come una dietista per l’ufficio stampa e uno skipper per la gestione dei social media, solleva serie perplessità sulla serietà e l’efficacia di tali scelte.
 
A preoccupare ulteriormente i capigruppo è l’entità dei compensi previsti, che appaiono sproporzionati rispetto ai profili professionali ricoperti. Contratti da 36mila euro per un fotoreporter o da 60mila euro per un project manager, senza che siano stati valutati i curricula o le competenze, evidenziano un approccio privo di trasparenza e di una reale valorizzazione delle risorse.
 
Il sistema di nomine a favore di “amici” e “fedeli” del governo regionale, tra cui figura anche un consulente vicino al governatore Occhiuto, rappresenta un chiaro esempio di come il potere venga gestito senza tenere conto delle reali esigenze della regione. Questo approccio non solo danneggia le istituzioni ma impedisce anche lo sviluppo di una politica culturale seria, in grado di valorizzare i talenti locali e di attrarre investimenti concreti.
 
“Riteniamo che la Calabria meriti una gestione più trasparente e competente dei fondi destinati alla cultura e alla promozione del settore audiovisivo”, dichiarano i capigruppo di minoranza -. La Calabria ha bisogno di una politica culturale che premi le competenze e che guardi al futuro, non di un sistema che premia la fedeltà partitica e che tratta le risorse pubbliche come un bottino da spartire”.
 
 

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