Immigrati della Tendopoli di San Ferdinando denunciati per aver abusato del RDC

Ricordate la storia degli immigrati della Tendopoli di San Ferdinando, denunciati per aver abusato del reddito di cittadinanza? Di bugie, speculazione e razzismo istituzionale.

Poche settimane fa la stampa locale calabrese gridava allo scandalo con titoli sensazionalistici, dichiarando conclusa l’operazione “Tentazione”, condotta dai carabinieri della compagnia di Gioia Tauro. La notizia, ripresa da numerosi quotidiani e rimbalzata sui social dai soliti indignati a senso unico, parlava di 177 persone che avrebbero percepito il reddito di cittadinanza “senza averne diritto”: tutte immigrate, per lo più domiciliate nella tendopoli di San Ferdinando. (https://www.lacnews24.it/amp/137010/cronaca/denunciati-177-migranti-a-san-ferdinando-percepivano-il-reddito-di-cittadinanza-senza-averne-diritto.html)

L’indagine, secondo l’articolo, ha avuto inizio dalla lite, avvenuta in un CAF di San Ferdinando, di una persona che non percepiva il sussidio probabilmente per via della mancanza di un requisito, ragione per cui gli operatori del CAF hanno richiesto l’intervento dei carabinieri: da qui nasce il sospetto che spinge i militari a fare più controlli. Sospetto assolutamente razzista, che dà per scontato che tutti, perché stranieri, possano essere in una posizione di irregolarità per la percezione del sussidio.
Il requisito mancante nella maggior parte dei casi è quello secondo cui occorre risiedere in Italia da almeno 10 anni, di cui 2 anni in maniera continuativa, per poter usufruire del reddito di cittadinanza. È chiaro come questo requisito sia profondamente escludente e razzista, già oggetto di denuncia alla Commissione Europea, perché colpisce persone che già sopravvivono al di sotto della soglia di povertà , sfruttate e ricattate proprio perché senza documenti e impossibilitate ad ottenerli. A dimostrazione di ciò, occorre ricordare che, quando nel 2019 il governo leghista – 5 stelle approvò il decreto sul reddito di cittadinanza, il requisito dei 10 anni di residenza per ottenere il sussidio fu la moneta di scambio concessa a Salvini, che insisteva proprio sul fatto che i sussidi dovessero andare prima agli italiani, rendendo così di fatto quasi impossibile l’accesso a persone con cittadinanza diversa.
Come spesso accade, la stampa costruisce narrazioni false e tossiche, fomentando il pregiudizio per cui gli immigrati rubano i soldi dello stato e vivono illegalmente, come parassiti, ai danni dei poveri italiani.

La verità è un’altra, opposta a quella che viene raccontata, e chi vive in tendopoli aveva provato a denunciare la situazione già da tempo: esiste un lauto giro di soldi dietro alla richiesta di reddito di cittadinanza fatta presso CAF e patronati della zona, tra cui CGIL E USB. Molte persone che vivono in tendopoli raccontano di aver pagato ingenti somme (fino a 300 euro a persona) per effettuare la richiesta e nessun operatore ha mai segnalato loro l’impossibilità di inoltrare la domanda per la mancanza di qualche requisito.
Gli uffici preposti quindi hanno intascato i soldi, mentre le persone che hanno fatto domanda di RDC, oltre ad essere state truffate e derubate, rischiano pene che possono arrivare sino ai 6 anni di reclusione.
Non è chiaro in realtà se si tratti effettivamente di denunce, o solo di segnalazioni: ad oggi nessuno degli interessati ha ricevuto comunicazioni.

Scrivere articoli diffamatori che non raccontano la verità è l’ennesimo atto di razzismo quotidiano che ricade sulle spalle di chi vive e lavora nelle campagne di questo paese e da anni lotta per la regolarizzazione. Quello stesso razzismo trova sponda nelle istituzioni che rendono impossibile ottenere un permesso di soggiorno o una residenza e di conseguenza accedere ai benefici del welfare come tutti, rendendo le persone immigrate sempre più ricattabili e aprendo la strada ad ogni sporco business di chi su di loro specula da sempre.

Per questo la lotta per la regolarizzazione per tutti e tutte non è più rimandabile, e va sostenuta con ogni mezzo.
Documenti per tutt*, repressione per nessun*!

Facebook – Comitato Lavoratori delle Campagne