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Intelligence, Antonio Baldassarre al Master dell’Università della Calabria: “Come cambia la politica, si trasforma l’intelligence che deve affrontare compiti sempre nuovi per tutelare la democrazia”.

Rende (18.1.2020) – “L’intelligence, che è distinta dalla generale attività della sicurezza, è presente in tutti gli Stati, qualunque sia la forma politica”.
È quanto ha affermato il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre nella lezione al Master in intelligence dell’Università della Calabria diretto da Mario Caligiuri. “L’intelligence – ha affermato Baldassarre – esiste da quando l’umanità si è organizzata in forma politica, facendo emergere la necessità di avere informazioni per difendere il territorio. C’è stata un’evoluzione della difesa della polis (da cui il termine Politica), passando dalla tutela della Città a quella dello Stato e poi dell’insieme di Stati”. Per il docente “se cambia la forma della politica, muta anche la forma dell’intelligence”, ricordando che “gli stati moderni nascono con la pace di Vestfalia del 1648”. “I filosofi – per Baldassarre – si sono posti storicamente il problema di come dare unità e sicurezza a una comunità divisa in classi che rischiava un conflitto continuo che avrebbe distrutto la comunità. C’era quindi bisogno di politica per la gestione del potere e di etica pubblica per promuovere comportamenti virtuosi, chiamando a collaborare tutte le classi sociali nell’esercizio del potere. Nello Stato moderno la nobiltà ha avuto un ruolo predominante poiché esprimeva il monarca, amministrava la giustizia, costituiva la diplomazia e insieme al popolo rappresentava il potere legislativo”. Per Baldassarre “la rivoluzione industriale ha profondamente cambiato la visione degli Stati e dopo la prima guerra mondiale è aumentata la pressione dei ceti popolari per avere rappresentanza politica. Negli Stati dove queste spinte non sono state gestite in modo adeguato sono emersi i totalitarismi del fascismo e del nazismo”. Ha poi proseguito dicendo che “con il processo di democratizzazione, l’intelligence si è rivolta anche verso l’interno accentuando il controllo ideologico, come dimostrato, tra i tanti casi, dal maccartismo negli USA e dai dossier del SIFAR in Italia. Dopo il 1989 si è verificato un cambiamento epocale poiché la tecnologia ha provocato una nuova dimensione sociale con la globalizzazione che ha modificato radicalmente il contesto economico, sociale e politico, precisando che non si può controllare il web, se non con il modello cinese”. Il docente ha poi sostenuto che “in modo diverso, tutti gli Stati compiono azioni di spionaggio e condizionamento attraverso la Rete per quanto riguarda le attività politiche ed economiche che sono inevitabilmente intrecciate. Ed entrambe hanno necessità di intelligence per tutelare l’interesse nazionale, in quanto l’indipendenza economica determina quella politica. In tale quadro, l’intelligence è un aspetto rilevante della
politica e i futuri cambiamenti richiederanno nuove forme di intelligence dovendo coprire settori inediti”. Per Baldassarre, “il rapporto dell’Intelligence con il futuro è fondamentale e richiede una marcata consapevolezza delle élite pubbliche”. Ha poi richiamato i valori costituzionali, sostenendo che “non rappresentano affatto un compromesso deteriore, come affermato da Norberto Bobbio e Piero Calamandrei, ma presentano una coerenza di fondo. La Costituzione, infatti, è una norma comune in cui tutti dovrebbero riconoscersi, senza essere trasformata in oggetto di lotta politica”. Ha quindi evidenziato che “per quanto riguarda i valori fondamentali, anche i diritti della persona umana sono costantemente limitati dai valori dell’ordine pubblico e dalle condizioni della sicurezza poiché senza sicurezza non c’è neppure la libertà. E non a caso, l’intelligence, tutelando la sicurezza e quindi garantendo la libertà, trova un fondamento costituzionale”. Baldassarre ha poi argomentato che “il Sessantotto ha espresso un disegno politico suicida poiché nella lotta contro l’autorità ha ricompreso anche la famiglia, che non a caso Friedrich Hegel nei “Lineamenti della filosofia del diritto” la inseriva nell’ambito dell’etica. Infatti i principi etici sono decisivi, in quanto significa la condivisione dei valori. In questo quadro, storicamente la Chiesa ha svolto un ruolo fondamentale. Si potrebbe quindi discutere se la crisi etica sia una conseguenza della crisi della cristianità occidentale, che qualcuno, come Christopher Dawson, collega anche con la crisi dell’educazione”. Per il docente, oggi “diventa diritto tutto ciò che è desiderio creando grandi incertezze sociali e non a caso anche nella Costituzione ci sono limiti etici anche all’articolo 21, che prevede la libertà di pensiero”.
Ricordando poi Machiavelli e la scienza della politica, ha evidenziato che se la politica è la continuazione della guerra con altri mezzi, vale anche l’opposto. Ha quindi messo in risalto che oggi è profondamente mutata la natura della guerra, che è prevalentemente di natura culturale ed economica. Non a caso è prevalente la guerra delle informazioni dove è centrale l’intelligence, che è al servizio della politica e quindi delle istituzioni democratiche”. A questo punto ha illustrato il concetto di dittatura democratica che vanifica l’essenza stessa della democrazia, ribadendo che le tecnologie hanno spostato la battaglia sulla conquista della mente delle persone”.