“La luna celata”. «Dopo la terapia intensiva per Covid, ecco i miei secondi 40 anni»

Un mese di terapia intensiva a causa del Covid all’ospedale “Cardarelli” di Napoli. Un viaggio all’inferno, senza l’aiuto di Virgilio, ma con la forza dell’amore, la vicinanza di Wanda, sua musa ispiratrice, e la volontà di completare un libro per realizzare un sogno e lasciare un segno che vada oltre il traguardo. La speranza per restare aggrappati alla vita. Quel libro è stato terminato e, fresco di stampa, pubblicato nella collana “I Diamanti della Poesia” dell’Aletti editore. Si intitola “La luna celata” ed è la storia a lieto fine di Domenico Di Napoli, autore originario del capoluogo campano, che racconta – come lui stesso li definisce – i suoi secondi 40 anni. Poesie e pensieri dal 1982 al 2022. Il titolo dell’opera prende spunto dall’omonima lirica racchiusa al suo interno «che – spiega l’autore – a sua volta fa seguito ed è legata a doppio filo all’altra poesia Pietra di luna e la completa. La parola ”celata”, molto suggestiva, è opera di Wanda. Paragono lei alla luna».
L’opera è un canto d’amore, unico sentimento genuino che non conosce età, filo conduttore in tutte le sue forme e sfaccettature. «Un tema trito, ritrito – scrive l’autore nella sua Introduzione – e anche abusato, ma grazie alla sua forza l’animo umano ha raggiunto le più alte vette della poesia. Perciò quando lo si scopre, risveglia sempre in ognuno di noi quel Fanciullo che dorme nel profondo del nostro inconscio, con tutte le sue innocenze e contraddizioni». Ma altri argomenti ispiratori dei suoi versi sono: la natura, il mare – un luogo del cuore a cui sono dedicate alcune poesie è Diamante, comune calabrese con le sue spiagge e le sue acqua cristalline in cui l’autore ha vissuto tanti mesi estivi – l’eterna lotta tra bene e male, l’amore del verde e, non ultimo, il tempo. Il tutto trattato con uno stile spontaneo e il più istintivo possibile, con lo sguardo rivolto alla cultura classica e umanistica. «L’atlante poetico di Domenico Di Napoli – scrive nella Prefazione Alfredo Rapetti Mogol, figlio del noto paroliere – è intriso in ogni latitudine, in ogni longitudine di un infinito, profondo e continuo canto d’amore. La materia di cui è composto ogni verso è costituita di particelle, di vibranti atomi di questo sentimento così fortemente avvertito».
In qualche modo la realtà incide sempre nella scrittura. In particolare – afferma l’autore – «se la scrittura è lo specchio della realtà può essere storia o biografia o descrizione della natura o degli eventi; se è lo specchio di una realtà fantastica, allora può essere arte, purché non sia un riflesso distorto oltre limite». Luoghi e date si susseguono nella Luna celata come un cammino lungo la vita del poeta. «In questo viaggio nei miei secondi 40 anni – racconta Di Napoli – è cambiato tutto e niente. E’ cambiato tutto ciò che divora il tempo come dominatore inesorabile, ma non è cambiato nulla del mio spirito interiore che è sempre determinato a rincorrere i sogni da ragazzo». E questo viaggio ha un unico scopo rivolto al lettore: «l’esortazione a perseguire sempre la via del bene che è la più difficile da percorrere e comporta rinunce: meglio crediti che debiti di coscienza».
Federica Grisolia
(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)