L’agricoltura sociale, un modello di rigenerazione

L’incontro organizzato da Slow Food con Città Metropolitana, vuole porre l’attenzione su questo aspetto della produzione agricola in provincia di Reggio Calabria. Una miriade di realtà imprenditoriali e produttive, con un unico obiettivo: impiegare soggetti svantaggiati (ragazzi in misura cautelare, persone con handicap fisico o psichico, cittadini con disagio economico, tossico dipendenti, anziani soli,…)

Un “mondo” dell’agricoltura sociale popolato di aziende agricole, fattorie, botteghe dove si effettua la vendita diretta, agriturismi e agri-ristori la cui principale missione non è perseguire esclusivamente il profitto, ma fornire servizi alla collettività e alla persona come nel caso dell’inserimento lavorativo di persone fragili. La grande vitalità di queste imprese (quasi tutte cooperative), il fatto di essere in gran parte gestite da giovani e in molti casi da donne, l’attenzione alla sostenibilità ambientale unitamente a quella etica, la dimensione di relazione con la comunità in cui si trovano, il recupero di un patrimonio che spesso afferisce a proprietà pubbliche, statali, demaniali, beni comuni e anche beni confiscati alle mafie, le fa diventare luoghi di costruzione di paradigmi alternativi che sono e diverranno sempre più necessari per un rapporto più equilibrato con gli ecosistemi.

Ma c’è anche un altro motivo per cui occorrerebbe investire in queste realtà, è che queste al pari di altri esempi di agricoltura civica, possono rappresentare una risposta concreta per uscire dalla crisi sociale ed economica che deriva dall’emergenza sanitaria. L’agricoltura civica e sociale, ha dato prova di grande resistenza nonostante le restrizioni imposte dal lockdown, un modello da replicare e moltiplicare.

Tutte le realtà agricole sociali, presenti un po’ ovunque sul territorio, hanno necessità di essere riconosciute per la propria funzione pubblica, che ha sempre prodotto valore attraverso azioni singole con benefici collettivi.

Modelli resistenti, ma anche resilienti grazie alla grande capacità delle economie solidali di adattarsi rapidamente ai cambiamenti e alla grande capacità di relazione con l’utenza. La pandemia ha portato, secondo i produttori delle reti economiche solidali, un numero maggiore di persone a riconosce il vantaggio di quei sistemi di produzione che promuovono un approccio agroecologico, attento al clima e al paesaggio e alla legalità nei rapporti di lavoro.

Ne parleranno:

Giuseppe Giordano, consigliere Città Metropolitana di Reggio Calabria

Vanessa Pallucchi, portavoce nazionale Forum del Terzo Settore: Lo status quo della legge

Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia: la visione di Slow Food sull’agricoltura sociale

don Ennio Stamile, Coordinatore Regionale di LIBERA

Testimonianze

Domenico Fazzari, Presidente Coop. Sociale Valle del Marro (Polistena – RC)

Katia Macheda, Comunità Sant’Arsenio di Armo (RC)

Mario Riccardi, Comunità Slow Food Agricoltura Sociale del Vesuvio

Cristina Ciccone, Comunità Slow Food per la valorizzazione dell’Agricoltura Sociale nell’area metropolitana di Reggio Calabria

L’incontro può essere seguito su www.youtube.com/slowfooditalia