Nel “Cuore Segregato” del giovane Edoardo la via per ritrovare se stessi

Una poetica che mette in primo piano le esigenze del cuore. E’ del giovanissimo Edoardo Veselinov Spasov, sedici anni appena, la nuova opera edita da Aletti nella collana “I Diamanti della Poesia”. Si intitola “Cuore Segregato” per risaltare l’amarezza, ma anche il desiderio di tirar fuori diversi principi d’amore. «Come autore – racconta lo studente di Liceo, nato a Roma, da genitori bulgari e, attualmente, stabilitisi a Tuscania (in provincia di Viterbo) – posso esprimere il significato di una mia passione coltivata con la determinazione di un artista. In passato ho avuto l’illusione che questo mio interesse fosse, da tempo, lasciato da parte. Oscurata l’ispirazione, caddi in uno stato di profonda confusione con il dubbio che la scrittura potesse avere un ruolo fondamentale nella mia vita. Fu un’illusione passeggera, che si concluse con il mio ritorno alla scrittura. Segregato, quindi, è il cuore del poeta che cerca se stesso».

L’amore, il tempo. Ma anche il dolore. Sono questi gli argomenti più ispiratori delle liriche, perché fondamentali dell’esistenza di tutti, che compongono emozioni diverse. Tre tematiche sentimentali che incidono nella realtà e sulle esperienze e sensazioni provate nel proprio cammino, dove la vita stessa diventa continua ricerca. «Nell’opera di Spasov – scrive, nella Prefazione, Alessandro Quasimodo, figlio del grande Salvatore, poeta tra i più rappresentativi del Novecento, Premio Nobel per la Letteratura nel 1959 – scopriamo le dinamiche dell’amore: sofferenza, tormento, sensi di colpa, ma anche gioia di donare, di comunicare seguendo uno slancio che nasce spontaneamente. A volte, purtroppo le persone care si allontanano, ci deludono oppure scompaiono, inghiottite da un destino di morte che domina il creato». Più che una passione – la scrittura -, una vocazione che negli anni si delinea in maniera sempre più consapevole. Dalle strofe scritte nei quaderni di scuola ad un’opera in cui la poesia assume i tratti di delicata sensibilità e forte sentimento. «La poesia e l’arte in generale – afferma l’autore – rivestono la capacità di esporre le proprie idee psichiche e, soprattutto, la propria intelligenza emotiva, rivestendo anche lo sviluppo mentale dell’artista nel seguire e sviluppare la propria attività e la propria ispirazione, per poi scoprire di aver trovato se stessi facendo quello che ci dice il cuore, esplorando continuamente nuovi punti di vista».

E la scrittura riveste un ruolo catartico e liberatorio anche nei momenti più tortuosi, per uscire da quel “labirinto” tormentato in cui è facile perdersi. Soprattutto, forse, per i più giovani, dall’animo a volte turbato e guidati ancora da poca esperienza. «Nel componimento “Sono in un labirinto” – spiega il poeta – ho voluto dar forma al senso di smarrimento che si prova in mancanza d’ispirazione, non quella effimera, ma quella costante, la corda trainante di ogni creazione. L’unica via di uscita dall’interno del labirinto, credo sia tentare costantemente di scavare nel profondo di noi stessi». Come sottolinea anche Quasimodo nella Prefazione, a scandire l’andamento dei pensieri sono anche gli aspetti stilistici dei versi, per mezzo di rime, alla continua ricerca di musicalità. «Ho a cuore la ripetizione – afferma l’autore Spasov – perché ritengo necessario porre l’accento sulla sensazione principale che desidero esporre. Inoltre, le rime, spesso baciate, sono utilizzate sporadicamente per sottolineare l’andamento di un pensiero». Il messaggio finale dell’opera è rivolta, soprattutto, ai più giovani. «Tramite la mia poesia tento di aprire uno scorcio di comprensione nella vita emotiva e intima di una persona ancora nel pieno della sua adolescenza, età complessa troppo spesso lontana dalla memoria degli adulti».

Federica Grisolia
(Vincenzo La Camera – Agenzia di Comunicazione)