Nuova mappatura reti TEN-T entro la fine dell’anno. Ultimo treno per l’Arco Jonico.

La UE si appresta a definire il nuovo reticolo delle reti di comunicazione. Già implementate alcune direttrici. Lo Jonio, al momento, è fuori.

 

Nelle ultime ore l’Europa ha posto l’attenzione sulla modifica ed aggiornamento mappatura delle reti TEN-T. Dette reti disegnano i principali collegamenti e Hub logistici del vecchio Continente e si dividono in due categorie: Core e Comprehensive. 

 

Uno dei principali obiettivi della costruzione di reti TEN-T è quello di favorire l’intreccio tra offerta e domanda di lavoro. Intanto attraverso la costruzione fisica degli impalcati infrastrutturali quindi grazie alla valenza sociale ed economica che gli stessi favoriranno a posteriori. 

 

L’Europa ha già considerato meritevole d’attenzione l’inserimento nella rete Core del tratto mancante lungo l’Adriatica (Ancona—Foggia), del corridoio internazionale Livorno—Marsiglia (la via dei porti), l’inserimento del porto di Civitavecchia e lo scalo aereo di Catania tra gli Asset da elevare ad Hub. Si completano, quindi, le dorsali Tirrenica ed Adriatica. Resta ancora esclusa, da agognate pianificazioni, l’area Jonica pugliese, lucana e calabrese. 

 

L’aggravante si concentra, come sempre, sull’asse Sibari-Crotone. A differenza del Leccese (collagato comunque con strade moderne e ferrovie elettrificate a Bari), della bassa Calabria (poco distante dagli Asset tirrenici: A2, Aeroporto di Lamezia Terme, Porto di Gioia Tauro), del Metapontino (collegato con la strada Basentana, Sinnica e Val D’Agri e prossimo beneficiario di investimenti sulla velocizzazione della linea ferrata TA-Metaponto-PZ-Battipaglia), dista notevolmente dai punti della intermodalità e giace comunque separato dalla dorsale tirrenica dal Massiccio silano che si estende lungo tutta la linea dell’Arco Jonico. Aggrava la condizione una complessiva dotazione infrastrutturale di collegamento interno (trasversale e longitudinale) degna di un Paese del Terzo Mondo. 

 

Se il piano di revisione prevista e da consegnare entro la fine dell’anno dovesse rimanere inalterato la direttrice Taranto—Catanzaro—Lamezia, lungo la quale giacciono i porti di Crotone e Corigliano-Rossano e lo scalo aereo di Sant’Anna, rimarrà inquadrata come rete Comprehensive. 

 

Il vantaggio delle reti Core è che gli investimenti programmati dovranno essere, rigorosamente, espletati entro il 2030, mentre le rimanenti reti Comprehensive, entro il 2050.

 

È lapalissiano che tutti i fondi d’investimento previsti: PNRR, Fondi Strutturali, ecc., avranno corsie di prelazione verso gli investimenti su reti Core, causa la tassitiva imposizione europea sulla celerità dei tempi per la loro esecuzione ed esercizio. 

 

La domanda è semplice: Ha il territorio dell’Arco Jonico altri 30 anni a disposizione prima che ne venga decretata la definitiva elevazione a territorio normale? In tutta onestà, credo di no! E la mia considerazione non è generata da principi di disfattismo e catastrofismo, ma, semplicemente, dalla lettura dello status quo e dalla consapevolezza che la condizione attuale non possa perdurare per altri 30 anni. 

 

Al termine del 2021, il Governo Italiano sarà chiamato a suggerire all’Europa come e dove intervenire disegnando la nuova mappatura. È di fondamentale importanza (direi anche vitale), alle sorti dell’Arco Jonico, l’elevazione da rete Comprehensive a Core della tratta Ta-Cz. 

 

La Politica jonica, ad ogni livello di Rappresentanza, si svegli dal sonno comatoso in cui è piombata! I Sindaci, i prossimi Referenti regionali, i Parlamentari dell’Area, i Gruppi di pressione sindacale, senza distinzione di casacca, iniziassero a dialogare. Sarà necessario incalzare il Governo facendo sintesi e guardando collegialmente nella stessa direzione. 

 

Va da sé che se gli Amministratori continuaranno a gestire le proprie Comunità alla stregua di condomini, difficilmente si potranno mai creare presupposti di rete fra le aree. Parimenti se i prossimi Consiglieri eletti in seno all’Assise regionale, in area Crotonese e Sibarita, continueranno a pianificare politiche di sviluppo verso altre direttrici, in ossequioso rispetto delle dinamiche centraliste, non potranno mai verificarsi le basi per attuare interventi comuni e profittevoli ad entrambe le aree. 

Al contrario persisterà l’avvezza tendenza dello Stato a pensare i due lembi dell’Arco Jonico come periferiche appendici incancrenite dai rapporti di sudditanza ai relativi Capoluoghi storici. 

 

L’argomento è di vitale importanza per la sussistenza in vita del territorio jonico. Se l’obiettivo di cui sopra venisse disatteso, alle prossime classi dirigenti Magnograeche non resteranno neppure argomenti per fornire un pizzico d’interesse nelle campagne elettorali. Al contrario si continuerà ad assistere a vuoti dibattiti, triti e ritriti, che nel corso degli ultimi decenni hanno prodotto solo miseria, arretratezza culturale e soccombenze.

Domenico Mazza — Cofondatore Comitato per la Provincia della Magna Graecia