Prepariamo il futuro sin da ora

La storia insegna che molte spinte al progresso nella vita dei popoli sono nate in occasione di crisi rovinose quali guerre, recessioni economiche, disastri ambientali, pandemie. Oggi viviamo una crisi senza precedenti su scala planetaria. Forse la stessa pandemia in atto è da correlare all’emergenza climatica e ambientale che si va manifestando a ritmi preoccupanti attraverso fenomeni di riscaldamento globale, inquinamento esasperato, scioglimento dei ghiacci, incendi di foreste estese, innalzamento del mare, uragani, alluvioni, siccità, desertificazione di intere regioni, con effetti sociali ed economici incalcolabili.
Diventa sempre più chiaro, in questo tempo di pandemia che stiamo vivendo, che dovremo prepararci ad affrontare le trasformazioni che ci attendono perseguendo un approccio diverso alla vita, alla produzione, alla gestione delle risorse, guardando all’interesse collettivo e abbandonando la logica dell’accumulazione insensata di capitali da parte di pochi profittatori.
Occorre ripartire da noi, anteponendo i diritti dei cittadini a quelli delle multinazionali in tutti i campi, dal lavoro dignitoso alla sanità e ai servizi pubblici, ai rapporti sociali, alla produzione di beni e servizi in modo eco-equo-sostenibile.
In questa ottica generale, nel mentre combattiamo le difficoltà del presente, sarebbe cosa buona attivarsi per non restare impreparati nel momento in cui bisognerà ripartire. Giocare d’anticipo è fondamentale.
Nel D.L. “Cura Italia”, il 16 marzo scorso, il capo della Protezione Civile A.Borrelli ha individuato misure straordinarie per le imprese al fine di fronteggiare l’emergenza sanitaria, assicurare la fornitura delle strutture e degli equipaggiamenti alle aziende sanitarie o ospedaliere, implementare il numero di posti letto specializzati nei reparti di ricovero dei pazienti affetti da virus. Sono previste forme significative di sostegno finanziario per riconvertire strutture per la produzione di mascherine, ma questo approccio dovrebbe riguardare anche tutti gli altri dispositivi di protezione individuale.
In tale contesto rientra la possibilità di far ripartire strutture che già operavano nell’ambito di queste produzioni e che nel tempo sono state abbandonate. Con due finalità: rispondere in modo rapido ed efficace all’esigenza di arginare la piena del COVID-19, avviare un’esperienza produttiva che possa offrire prodotti di primaria importanza per la salute anche dopo la fine dell’emergenza. In allegato si avanza una proposta, a mo’ di caso emblematico, relativo a due aziende che nel recente passato, nell’area industriale di Reggio Calabria (S.Gregorio), producevano mascherine, tute e numerosi altri articoli destinati all’ambiente ospedaliero chirurgico. L’ipotesi (v.PROPOSTA PILOTA) può rappresentare un’opportunità di sviluppo legata ad un settore di produzione di estremo interesse, immediato e futuro. Recuperare i capannoni, riconvertirli, insediare una nuova moderna catena produttiva moderna, può essere un modo per reagire in modo concreto all’emergenza e contribuire a costruire una speranza collettiva.
E in tal senso sollecitiamo le forze imprenditoriali e le forze di governo a dare concreto riscontro ed assumere iniziativa operativa. Nel nostro Movimento esistono molte qualificate competenze; siamo disposti a metterle al servizio della comunità e dei soggetti imprenditoriali, in termini di volontariato, da subito.
L’emergenza ha mostrato che la nostra vita può cambiare radicalmente in pochi giorni. Potrebbe cambiare nel prossimo futuro anche in meglio, se proviamo a dare alle nostre esistenze nuove fondamenta e a guardare a nuove prospettive di vita con occhi diversi. Valorizziamo le cose positive che stiamo riscoprendo: la solidarietà, il rispetto per gli anziani, l’aria pulita, il silenzio, le strade senza auto, i ritmi di vita rallentati, lo spazio per tornare a riflettere e pensare, una vita sociale più cooperativa e libera dal consumismo.