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Presentato alla SNAP il libro “I me’ pinzeri. Vulìssi éssiri suli” di Carmelo Morena

 

Aldo Libri ha inaugurato la serata chiarendo come I me’ Pinzeri sia una silloge dialettale che mette in evidenza l’importanza delle radici, della memoria e della nostalgia per orientare la propria esistenza, in particolar modo per l’autore, emigrato al nord Italia da tanto tempo, il quale ha scelto di scrivere e di pensare nella propria lingua madre, il dialetto calabrese, per mantenere vivo il legame con la propria terra.

Rocco Nassi ha spiegato come l’autore, Carmelo Morena, sia un cultore della lingua dialettale, facente parte di un numeroso gruppo di amici sparsi nel mondo, che si riuniscono occasionalmente per mezzo della poesia dialettale, riunioni durante le quali ognuno comunica la propria poetica nel proprio vernacolo, considerato quest’ultimo l’essenza della nostra storia. Dopodiché, ha spiegato come la tarantella sia nata originariamente come una danza di corteggiamento, che si svolgeva all’interno delle abitazioni, allo scopo di far avvicinare i due innamorati e promessi sposi, mentre oggi la tarantella è associata esclusivamente a tutt’altri fenomeni, che nulla hanno a che vedere con l’amore e il corteggiamento. Infine, Rocco Nassi ha chiarito come il libro I me’ pinzeri nasca da un amore del poeta per la famiglia e per la propria terra, quest’ultima osservata da lontano con occhi tristi perché priva di quel mondo passato carico di valori in cui il poeta è cresciuto, assenza che ne motiva la decadenza attuale; la poesia dialettale di Carmelo Morena vuole invece contrastare questa degenerazione, riproponendo gli antichi valori.

Lanciando un pensiero all’amica Maria Concetta Cacciola, facente parte della commissione esaminatrice del Premio Letterario All’in Sud, che ha scelto I me’ pinzeri come vincitrice della sezione “Silloge Dialettale Inedita”,Masella Cotroneo ha sottolineato come il libro di Carmelo Morena sia un modo per riflettere sulla nostra condizione attuale, ma anche per mettere a fuoco il mondo della scuola, dove di riforma in riforma si è verificato un percorso distruttivo delle nostre tradizioni, il quale ha provocato la perdita e l’oblio non soltanto del nostro dialetto ma di quel mondo pieno di valori di cui il dialetto stesso è portatore. A scuola non si studiano gli autori calabresi, i proverbi, le tradizioni, la storia delle città e nemmeno i reperti storico-archeologici presenti nel territorio, e questo è un fatto grave perché in questo modo si è persa la nostra identità. Ma il riappropriarsi della tarantella da parte della gente comune, ha continuato Masella Cotroneo, fenomeno a cui si assiste durante i concerti dei gruppi popolari nelle piazze, dimostra che c’è una volontà e un sentimento di riscatto, di riappropriazione delle proprie tradizioni e del proprio passato. Nella silloge dialettale I me’ pinzeri, Carmelo Morena è animato dall’amore, amore per il mondo in cui è cresciuto che con questo libro vuole trasmettere ai più giovani, per ritrovare la propria identità e affrontare le sfide del tempo presente.

Salvatore Bellantone si è detto felice di presentare il libro I me’ pinzeri non soltanto perché sia il vincitore della sezione “Silloge Dialettale Inedita” del Premio Letterario All’in Sud, ma perché frutto di un autore, emigrato al nord Italia, che, a distanza, offre ai calabresi delle ragioni valide per amare la propria terra e la propria lingua, il dialetto, unico strumento portatore della nostra storia e custode della nostra identità. Passando in rassegna alcune tappe epocali con le quali ci si è abituati a parlare l’italiano e non più il dialetto, l’editore Salvatore Bellantone ha ringraziato Carmelo Morena perché con la sua silloge dialettale propone a ognuno di noi la riscoperta della memoria storica e di quel mondo carico di senso e di significati, strappatoci dalla società di massa e dei consumi, che custodisce ancora la nostra identità calabrese.

Carmelo Morena ha emozionato i presenti leggendo diverse poesie contenute nella silloge e ha raccontato non soltanto le svariate attività che lo impegnano al nord nella promozione delle tradizioni popolari calabresi ma anche alcune vicende passate legate al mondo del dialetto, sottolineando come la lingua natia sia capace di emozionare e di parlare al cuore di calabresi e non. Accesa poi la lanterna di Disoblio Edizioni, ha spiegato come il libro I me’ pinzeri abbia proprio il senso di parlare alla coscienza dei propri conterranei e possa rappresentare un contributo, assieme a quello di tanti amici operanti nel mondo della poesia dialettale, per ridare alla Calabria lo splendore passato e ai suoi abitanti la fierezza di abitarla.

È stata una serata molto emozionante e divertente, che ha destato nei presenti tanta curiosità e interesse per un mondo, quello dialettale, sì, quasi scomparso, ma che ancora può essere salvato o riattualizzato da tutti coloro che oggi lo ricordano, lo studiano, lo riscoprono e lo ripropongono alle nuove generazioni, come medicina per le malattie della società attuale.