Progetto Andrangheta all’alberghiero di Villa San Giovanni

Ha preso il via nei giorni scorsi all’Istituto professionale alberghiero e turistico di Villa San Giovanni il progetto ‘A-ndrangheta, per un città senza criminalità’, elaborato dalla Questura di Reggio e rivolto agli studenti delle quarte classi delle scuole superiori della città metropolitana.
Il primo dei cinque incontri previsti, che ha riguardato la violenza di genere, è stato introdotto dalla dirigente dell’IpAlbTur, Carmela Ciappina, che ha sottolineato la necessità di iniziative di informazione e sensibilizzazione per combattere sul nascere la violenza soprattutto contro le donne, in particolare nella scuola grazie alla collaborazione delle forze dell’ordine e delle associazioni.
Tutor del progetto presso l’Istituto è la vice questore Maria Antonietta Curtolillo, dirigente del commissariato di polizia di Villa S.Giovanni, che avrà il compito di curare lo svolgimento degli incontri e le fasi successive sino alla preparazione di un elaborato finale e che ha illustrato le motivazioni e le modalità di svolgimento del progetto, di durata biennale che si concluderà con la preparazione di un elaborato i cui risultati, insieme con quelli delle altre scuole, dovrebbero rappresentare una base per l’emanazione di atti normativi.
Partendo dall’art. 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne, gli interventi di Paola Valeriani, commissario capo, nonché referente della Questura per il progetto EVA e il protocollo LIANA, e del sostituo procuratore Marco Lojodice, hanno evidenziato che l’obiettivo principale della legge contro la violenza di genere è quello di prevenire i reati, punire i colpevoli, ma soprattutto proteggere e sostenere le vittime. Tuttavia, come ha rimarcato Francesca Mallamaci, responsabile dei centri accoglienza antiviolenza, è fondamentale un cambio culturale che abbatta gli stereotipi di genere e che nelle donne stesse faccia emergere la percezione e la consapevolezza di essere vittime e di essere liberate dalla loro condizione piuttosto che sentirsi sopraffatte dal senso di colpa.
L’incontro si è concluso con il racconto toccante di un’esperienza personale indiretta di violenze e maltrattamenti fisici e psicologici.