Reggio: Gli artisti de le Muse animano le microdiscariche tra spazzatura e significati

L’associazione culturale “Le Muse – Laboratorio delle Arti e delle Lettere” di Reggio Calabria, continua la sua programmazione estiva, e oggi più che mai pone la sua attenzione su una operazione artistica che dal mese di luglio, vede la denuncia con una modalità “particolare ed autentica” della situazione delle micro discariche cittadine che alterano luoghi e memorie attraverso il ruolo dell’arte che esalta il “bello”.
L’idea, afferma Giuseppe Livoti, presidente Muse è di due artisti soci dell’associazione ovvero Pierfilippo Bucca e Francesco Logoteta che hanno pensato settimanalmente di visitare siti nel centro storico della città e non solo, animandoli con le loro opere pittoriche. E’ un momento di suggestione visiva dichiara Francesco Logoteta, in una città dove è anche difficile trovare luoghi e spazi espositivi: il nostro – en plein air- è la città, dove la scenografia non è più data dalle sue belle architetture ma, dallo skyline della spazzatura che, assemblata crea veri e propri agglomerati. Stesso pensiero per Pierfilippo Bucca, il quale ribadisce come oggi l’arte più che mai serve a denunciare, a fare constatare lo stato delle cose. Installazioni momentanee e visive, ribadisce Giuseppe Livoti, critico d’arte che da anni promuove la passione e la tenacia di artisti reggini e calabresi tanto da avere fondato la PAG – Pinacoteca dell’Area Grecanica ai tempi dell’amministrazione Zavettieri nel comune di Bova Marina.
Ne emerge una immagine negativa e fuori controllo di piazzette, marciapiedi e siti in prossimità di palazzi storici che magari potrebbero ospitare riproduzioni di opere dei nostri grandi del ‘900 Jerace, Panetta, Bava. Parliamo sempre di “educare al bello” in contesti che imbrutiamo con residui della nostra quotidianità e oggi più che mai, siamo lontani dai felici esempi della Biennale di Venezia a Villa Genoese Zerbi che portò in città aria nuova e turismo. Ben venga anche l’installazione di Edoardo Tresoldi con la sua opera architettura aperta, composta da una serie di 46 colonne all’interno di un parco di 2500 metri quadrati, sicuramente un nuovo monumento per la città ma, nessuno si pone il problema della manutenzione di sculture pre esistenti come per esempio quelle di Rabarama che criticate o no sono emblema visivo del Lungomare. La carenza di spazi adeguati, poi, fa si che non abbiamo luoghi per confrontarci e dare voce agli artisti reggini e spesso la storia della città ci insegna, l’arte viene riesumata ed utilizzata solo per mere campagne mediatiche e politiche, utili solo ai fini propagandistici. Al gruppo con Bucca e Logoteta si affiancheranno altri artisti Muse che di volta in volta creeranno un libro aperto di contaminazioni, evidenziando un effimero – senso di pace visiva, con tele in cui, un volto o un corpo dipinto o, ancora atmosfere in fieri, possano condurre l’osservatore ad una città ideale.