Reggio, recuperiamo la cultura dell’unità

L’approssimarsi della stagione elettorale che deciderà i futuri assetti istituzionali del Comune e della Città di Reggio Calabria mi sollecita ad aprire una pubblica riflessione per evidenziare, innanzitutto, come la delicatezza del momento attraversato dal nostro Mezzogiorno interpelli tutti a comportamenti di grande responsabilità.

Il futuro di una Città snodo tra la Sicilia e il Continente, anello essenziale della rete articolata di città metropolitane, non può essere affrontato con il mediocre tentativo di proporre un candidato a sindaco purchè sia, facendo languire il dibattito sul passato, sul presente e sulle prospettive future, come se questo momento contasse poco o nulla.  

Allora puntualizziamo alcune cose:

  1. Il governo di un territorio implica la capacità di gestire i processi di sviluppo con una chiara visione del ruolo strategico che una città metropolitana come Reggio Calabria deve giocare nello scacchiere meridionale, mediterraneo ed europeo.

Ciò implica l’esigenza di soffermarsi su alcune questioni essenziali che riguardano: sia le politiche comuni da realizzare nell’area dello Stretto (infrastrutture e trasporti, turismo, cultura, università), sia il problema dei servizi (nodo critico particolarmente avvertito da tutta la popolazione) e della modernizzazione.

Questa impostazione richiede l’abbattimento della politica delle separatezze e una grande capacità di coinvolgimento e di elaborazione progettuale supportata da professionisti di grande qualità (tre università nell’area dello Stretto potrebbero allargare gli orizzonti e dare una grande spinta operativa).

Lo dico con chiarezza: servono uomini di grande passione civile e di notevole statura morale e professionale, non figure mediocri e senza retroterra sperimentato. Senza una tale opzione questa città non riuscirà mai ad aprire le ali né sotto il profilo della mission, né sotto l’aspetto gestionale.

In questa ipotesi ha un valore centrale la lotta, sottolineo la lotta, per le infrastrutture stradali, ferroviarie, aeroportuali, portuali che riguardano la nostra area metropolitana e il sostegno a importanti istituzioni, associazioni culturali e gruppi di studio capaci di elaborare preziosi documenti e programmi di approfondimento molto utili al nostro territorio.

  1. Gli obiettivi importanti si possono conseguire se cambierà la qualità del fare; una scelta che esclude a priori la possibilità di cedimenti eclatanti alle tentazioni clientelari, affaristiche o, peggio ancora, criminogene, e privilegia la disponibilità all’ascolto delle forze che concorrono alla realizzazione del progetto.

Ciò rende indispensabile una leadership illuminata, che non va intesa come lotta per la conquista del potere, ma come opportunità per affermare quella condizione morale di autorevolezza che viene riconosciuta a quanti esercitano il proprio ruolo con capacità manageriale e con l’assunzione di posizioni suffragate da forti impostazioni etiche e di rigore.

La politica – hanno sostenuto personalità importanti come Aldo Moro e Berlinguer – non è solo occupazione del potere, né una fabbrica di consulenze, di manager e assessori. La politica è illuminazione, capacità d’interpretare i bisogni del territorio ed elaborare progetti innovativi per il futuro.

 

Le considerazioni appena svolte – lo dico subito – sembrano confliggere con l’attuale realtà sociale e politica molto frammentata e divisa, dove, invece della coerenza, della ricerca del confronto e del dialogo, prevalgono le occasioni di scontro e di divaricazione.

Ciò evidenzia che, in luogo del bene comune, della scelta del progetto migliore e della personalità più rappresentativa, si preferisce sottolineare la diversità di opinioni e l’individualismo, spingendo così il fronte delle differenze e dello scontro e alimentando la confusione.

Vorrei ricordare una volta per tutte alcune sagge riflessioni di Alcide De Gasperi che, in diverse occasioni, ha sostenuto: se saremo uniti saremo forti. Se saremo forti saremo liberi. Non è forse anche questo assunto una estrapolazione del concetto espresso alcuni millenni fa dal nostro Pitagora che, da matematico e filosofo, affermava come la cultura dell’unità dà forza, mentre la divisione indebolisce, lacera e azzera il peso di una società.

Ecco, se c’è una cosa che mi sentirei di suggerire alle forze politiche contrapposte è questa: se avete a cuore il futuro di questo territorio, cercate la sintesi, cercate le ragioni dell’unità e dello stare insieme; ogni impostazione diversa indebolisce il tessuto sociale, crea frammentazione e su queste basi l’intero contesto perde forza e autorevolezza, perde coesione, fiducia e credibilità.

Giuseppe Bova
Presidente Circolo Rhegium Julii

 

Circolo Culturale “Rhegium Julii”

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