Tanto a pagare si sa: è sempre il corpo delle donne… Di Al. Tallarita

In uno studio dell’UNESCO intitolato
“The Chilling: Global Trends in Online Violence Against Female Journalists”
Si è sottolineato come siano aumentate le violenze on-line, in particolare contro la categoria di giornalisti donna.
Studio compiuto da un team di ricercatori internazionali, provenienti da sedici paesi e guidati dalle studiose: Posetti, Shabbir, Maynard, Bontcheva e Aboulez, é oggi unico nel suo genere. Racconta uno spaccato di uno studio, ancora più ampio, di tipo interdisciplinare, condotto dall’International Center for Journalists. Questo importante documento, racconta come gli attacchi siano legati alla disinformazione, ma particolarmente alla discriminazione.
Si tratta di uno studio molto innovativo, sia per le dimensioni e anche per il metodo utilizzato, infatti nasce da una serie di sondaggi compiuti su quasi mille giornalisti e oltre cento paesi. E su delle interviste effettuate a giornalisti ed esperti, oltre allo studio di casi sui big data, che valutavano i post sui social media, oltre tre milioni.
Infine, sono stati analizzate quelle giornaliste, che sono state insignite di premi internazionali. Dati, infine coadiuvati dai casi studio, gestiti paese per paese. E uniti alla consultazione bibliografica, di pubblicazioni e di ricerche accademiche, insieme ad articoli provenienti dalla società civile. Dai risultati emersi, con cui poi è stato compilato il documento, è risultato come gli attacchi on-line abbiano un impatto concreto sulla vita reale. Attaccano la salute del corpo e della mente, fino ad intaccare la produttività. E questo oltre le molestie diffuse on-line. Si mescolano machismo e misoginia, che si fondono ad altre forme di discriminazione, in società le nostre contemporanee, ancora seppellite sotto retaggi culturali fortemente legati, alla figura del macho. Ma in cui anche l’ignoranza presuntuosa cioè quella che presume di sapere laddove non sa, dilaga.
Come al solito le donne, pagano il doppio forse il triplo forse il quadruplo..perché così a razzismo, pregiudizio religioso e discriminazioni varie…. si aggiunge l’attacco on-line, contro l’essere donna in sé e per sé.
Ed ecco che la disinformazione, che è forma di ignoranza, genera violenza e si lega alla violenza di genere on-line. E qui dico personalmente, che il danno lo hanno fatto i social, che hanno dato la parola a chiunque..Anche a chi normalmente sarebbe stato fatto tacere..sul nulla di cui dice e sul tutto su cui si esprime, anche al bar della piazza del paese.
Ora c’è chi ritiene, che molti attacchi contro i giornalisti donne siano anche politicizzati, specialmente da parte di chi si avvale della disinformazione, per il proprio tornaconto propagandistico e politico e che finiscono per istigare alla violenza on-line contro di loro.
Ma allora, come non ricordare in Italia i miseri attacchi che sono stati condotti contro l’Onorevole Meloni?
Anatema! ..perché si è trattato di una donna di destra e allora tutta la barca di sinistra, con le prefiche, non è salpata, nei loro pianti pagati, non hanno riempito i talk show, né i telegiornali.
Sempre di una donna si trattava, oltretutto politica, e sempre dello stesso problema stiamo parlando: la violenza contro le donne presenti in politica o come giornaliste on-line. E comunque in posizione di comunicazione sociale.
Ma a quanto pare il corpo delle donne va protetto solo se una donna è di sinistra!🤔 Meno male che in Italia la legge n. 69 del 2019, ‘codice rosso’, volta a ‘rafforzare la tutela delle vittime dei reati di violenza domestica e di genere’, è stata portata proprio da un governo formato da partiti di destra e populisti(allora). Particolare gioia dell’allora vicepremier Sen.Matteo Salvini dalla exministro la Sen. Bongiorno. E degli altri Ministri anche del M5S (prima che crollasse sotto il peso della sua iniquità dopo essere diventato esso stesso la ‘casta’ tanto vituperata).
Eppure la On.Meloni, è stata offesa in modo barbaro e con epiteti irripetibili, addirittura da un professore universitario, all’interno di una trasmissione radiofonica, on line, con l’avvallo degli altri due presenti, di cui ricordiamolo, il presentatore si è poi dimesso ..ma il Gozzini la cattedra non l’ha mollata..
(.. e pensare che in quella bella Università,
la migliore per le materie umanistiche, ho preso la prima laurea magistrale in lettere e antropologia .. con signori docenti che hanno portato avanti sempre gli insegnamenti pluralisti, rafforzato il mio spirito libero, attento, multiculturale, si, ma in un’indole conservatrice, liberale).
Ora ovviamente sempre a mio avviso, il problema sono i social media,
Cassa di risonanza di una superficialità dovuta anche alla velocità imposta dalla vita contemporanea che alimentano l’ignoranza.
All’interno di un’ analfabetismo di ritorno senza precedenti, basti vedere la gente come scrive i post. La supponenza, i dubbi e le troppo facili risposte, fino alle fake news, la costruzione di realtà parallele, surreali, esistenti solo nel mondo di internet.
Difatti nel documento si legge, che le piattaforme dei social media e le testate giornalistiche, cercano di avere delle risposte efficaci a questi gravi difficoltà.
Causa di una comunicazione mediatica sempre più veloce, sempre più immediata, che coinvolge chiunque, anche chi non dovrebbe avere spazio per sproloquiare.
E allora ecco affacciarsi una sorta di ecosistema di informazioni tossiche. Cito testualmente, in cui le piattaforme sono viste come principali fattori che abilitano alla violenza on-line.
Ecco il documento:
https://en.unesco.org/sites/default/files/the-chilling.pdf

Accesso con licenza:
http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/igo/
Con accettazione di: UNESCO
http://en.unesco.org/open-access/terms-use-ccbysa-en
https://www.sjsp.org.br/noticias/estudo-da-unesco-aponta-aumento-acentuado-na-violencia-online-contra-jornalistas-bb49

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