Terme di Spezzano Albanese ancora chiuse nel disinteresse totale dei politici calabresi

Sono diversi anni ormai che le Terme di Spezzano Albanese hanno chiuso i battenti e smesso di funzionare. La proprietà della struttura appartiene al Comune dello stesso centro, mentre l’ultima gestione è stata quella affidata alla società Calabria Terme e Salute, il cui contratto venne rescisso nel 2019 per morosità sui pagamenti dell’affitto della struttura. Da tale data, gli stabilimenti, a causa del disinteresse, sono stati oggetto di vari furti ed incendi tant’è che oggi versano in uno stato di degrado totale.

La cosa grave è che la mancata apertura del centro termale ha provocato ingenti danni all’economia del territorio ed in particolar modo alle strutture ricettive ( alberghi, b&b, affittacamere, agriturismi, ristoranti ecc.) che beneficiavano dell’utenza delle terme, essendo quello di Spezzano Albanese uno dei centri termali più conosciuti del meridione d’Italia, anche in virtù delle tantissime proprietà benefiche delle sue acque.

È evidente che la responsabilità sul mancato funzionamento e conseguente degrado della struttura termale è di matrice politica, non solo per l’incapacità gestionale dell’Ente comune, proprietario della struttura, quanto per il totale disinteresse dei rappresentanti politici regionali che nel periodo di campagna elettorale, come di consueto attraverso promesse farlocche, hanno dato per certo e scontato l’apertura del centro termale in tempi rapidissimi.

Oggi che siamo alla vigilia di una nuova campagna elettorale, dove alcuni dei politici calabresi sono impegnati in prima persona o per parenti prossimi da collocare in parlamento, l’elettorato deve essere immune da condizionamenti psicologici esercitati con le solite e consuete promesse e prima di concedere il proprio voto al “mestierante di turno” deve sapere che il complesso Termale di Spezzano è stato penalizzato dalla Regione Calabria non solo per non aver stanziato i circa cinquecento mila euro di contributo regionale per la gestione, determinati in base ai mutuati che hanno usufruito dei servizi termali, quanto anche per il nulla di fatto circa la cessione dello stesso parco termale ( complessi residenziali, hotel, terme, piscina e centro benessere) oggetto di precedente intesa.

In conclusione è possibile affermare che la Calabria continua ad essere il fanalino di coda dell’Italia e grazie ai propri rappresentanti politici, interessati più alla propria collocazione che al bene comune, assume anche il primato dell’inefficienza amministrativa – gestionale.

Avv. Carlo Salvo