Tony Hadley: “A Soverato festeggerò i miei 40 anni di carriera”

Era il 27 febbraio 1981 quando nei negozi di dischi appariva il primo album degli Spandau Ballet. Tra i cinque ragazzi londinesi brillava la voce di Tony Hadley, vero punto di forza della band, che con il suo timbro chiaro e potente avrebbe caratterizzato le canzoni degli Spands. Sabato 3 settembre nell’Arena del Teatro Comunale di Soverato, Tony Hadley, con la sua unica data nel Sud Italia, inaugurerà la XIX edizione del Festival d’Autunno, ideato e diretto da Antonietta Santacroce.

Con il suo tour festeggerà 40 anni di carriera, ma può parlarmi degli inizi con gli Spandau Ballet?
E’ nato tutto tra i banchi di scuola. Eravamo quella che all’epoca veniva definita una ‘school band’. Abbiamo cambiato diversi nomi prima di scegliere quello definitivo con il quale abbiamo raggiunto la notorietà.

C’è un ricordo di quegli anni che le è rimasto indelebile?
Sicuramente. Il momento della firma sul contratto con la Sony Records resterà per sempre tra le cose che non dimenticherò mai. Io guardavo Top Of The Pops, che era il programma che andava per la maggiore in quel periodo. Io, come altri ragazzi, sognavo di poter ottenere un contratto discografico e di raggiungere il successo. Eravamo tutti giovani di belle speranze e guardavamo al futuro con un certo ottimismo.

Quanto era importante per voi il look?
Quelli sono stati anni molto eccitanti e innovativi per i giovani. Il look dipendeva anche dalla provenienza di ciascuna band. Ad esempio noi eravamo di Londra, i Duran Duran erano di Birmingham e i Depeche Mode di Basildon. Gli Spandau Ballet erano molto attenti al loro look. Posso dire che abbiamo dettato la moda di quel periodo. Non posso nascondere che oggi sorrido quando guardo le nostre vecchie foto, perché pensavamo di essere molto cool. Ricordo anche quanto impegno ci mettevamo a trovare il look giusto. Eravamo dei divi e ci tenevamo. Molte star si accontentavano di un paio di jeans, sicuramente non gli Spandau Ballet.

Le vostre canzoni hanno segnato un’epoca. Oggi cosa prova quando, nei concerti, esegue quei brani?
Sto bene. Fanno parte della mia storia e della storia dei fan. Guardo la loro reazione piena d’amore e di entusiasmo, tutte cose che mi riempiono di una gioia immensa.

In questo momento lei si trova in Italia. Qual è il suo rapporto con il nostro Paese e con i nostri artisti? Ricordo una partecipazione degli Spandau Ballet a Sanremo e, da solista, una collaborazione con Caparezza e un duetto con Fausto Leali.
In Italia siamo esplosi definitivamente con ‘I’ll fly for you’. Ricordo con molto piacere la nostra apparizione, nel 1986, al Festival di Sanremo. In quella edizione erano presenti anche i Duran Duran. In quella occasione capii quanto pazzi potessero essere i fan. Fuori dal teatro c’era il delirio. Fu una cosa incredibile mettere insieme in una piccola cittadina due gruppi all’apice della carriera e con una folta “fan base” come quella.