UIL Calabria, la zona rossa certifica il fallimento della sanita’ in Calabria

La scelta del Governo di istituire la zona rossa per la Calabria che certifica il fallimento della sanità calabrese, in questa delicata fase, è senza alternativa. La confusa interpretazione avvenuta nei giorni scorsi in Calabria, relativa al numero dei posti letto in terapia intensiva presenti nella nostra regione, è il segnale della condizione di caos che regna nella sanità calabrese. La nostra valutazione, maturata con le categorie dei pensionati e delle sanità, è anche la conseguenza di una discussione che tiene nella reale considerazione, tutto ciò che è accaduto in questi anni di mala sanità calabrese.
Il rischio è alto, la nostra prima preoccupazione è quella della tenuta economica e sociale della nostra regione ma, alle condizioni date, non possiamo mettere in secondo piano l’attenzione alla cura della salute. Soprattutto dei nostri anziani.
Non vorremmo che, in costanza della seconda ondata di contagi del Coronavirus, davanti ai nostri occhi possano riproporsi le immagini delle Rsa trasformate da luoghi di cura in cluster di contagio senza controllo, da residenze sanitarie di assistenza in dimore di morte. La Calabria non può permettersi di vedersi cancellata un’intera generazione, quella più anziana della nostra regione, non può permettersi di perdere la propria storia e, soprattutto, l’unico sostegno certo per migliaia di famiglie. Si tratta di contesti dove il rischio contagio è molto alto così come il numero di persone potenzialmente a rischio. Parliamo degli anziani ospiti, già bisognosi di cure particolari, e degli operatori sanitari che si occupano di loro.
Per questo bisogna attivare immediatamente le linee guida per il contenimento dei contagi nelle case di riposto private e nelle Rsa pubbliche.
Siamo convinti che sia necessario approntare e rendere, immediatamente, operativo il Piano regionale anti Covid, dando corso con repentinità a quello che sino ad oggi non si è fatto: potenziando le terapie intensive e sub intensive, aumentando i posti disponibili negli ospedali calabresi per affrontare senza patema d’animo la probabile crescita esponenziale dei contagi.
Da quello che si è appreso in Calabria sono già attivi 154 posti di terapia intensiva, alla conta, su tutto il territorio regionale, mancano ancora circa 128 postazioni. Il Governo nazionale e quello regionale devono, in queste settimane di lockdown, rimediare a questi ritardi senza tentennamenti, la Calabria non può più aspettare.
Così come non è più rinviabile l’indicazione di un ospedale Covid che diventi punto di riferimento per l’intero territorio regionale.
La stessa attenzione, poi, dovrà essere prestata alla sanità territoriale per troppi anni abbandonata al proprio amaro destino, paralizzata da tagli lineari che l’hanno depotenziata e resa di fatto ininfluente sulle dinamiche sanitarie regionali. Il Covid, però, ha reso il re nudo, ha messo in risalto i ritardi, le inefficienze e reso clamorosi gli errori e gli abusi del passato. L’emergenza Coronavirus ha detto chiaramente che è necessario potenziare gli ospedali di periferia, è urgente costruire la rete della medicina territoriale, dei servizi socio assistenziali e della assistenza domiciliare, bisogna rivedere, applicando criteri di omogeneità e trasparenza il rapporto con la sanità privata, la Calabria poi ha fame di investimenti in infrastrutture e personale. In questa fase è urgente rendere operative le 38 USCA, che devono essere collegate alla rete del 118 e medici di base per offrire i servizi domiciliari ai pazienti Covid-19. E’ inoltre indispensabile rafforzare la rete dei laboratori per la processazione dei tamponi che devono essere eseguiti gratuitamente per le fasce socialmente più deboli dei cittadini.
Il sistema sanitario non è una questione tecnica ma politica, ma il Covid ha messo in evidenza i deficit strutturali del sistema e quelli progettuali della politica. Il rischio è che la sanità definanziata e depotenziata, diventi la prima linea di difesa di un ceto politico a corto di idee. Per evitare il declino del nostro sistema sanitario è chiaro come in Calabria sia necessario mettere mano ad un piano straordinario di assunzioni che sia in grado di recuperare il gap strutturale di medici ed infermieri.
Il Governo, quindi, deve prestare la massima attenzione nei confronti della Calabria la cui vicenda sanitaria deve diventare vertenza nazionale. Il presidente Conte e il ministro Speranza non devono trascurare le istanze che giungono da questo territorio e, senza remore o tentennamenti, devono fare si che i ristori promessi alle categorie che maggiormente soffriranno il peso di questo nuovo lockdown si trasformino in solide realtà in un breve lasso di tempo. Diversamente sarà inevitabile dare agio a chi vuole soffiare sul fuoco della tensione per proprio tornaconto e trasformare il disagio economico e sociale dei calabresi in una bomba sociale.
Allo stesso tempo, infine, il Consiglio dei ministri deve dare pronta attuazione al nuovo “Decreto Calabria”, facendo in modo che il nuovo strumento commissariale diventi immediatamente operativo, affidando allo stesso gli strumenti normativi e finanziari per rivoluzionare il sistema sanitario regionale e renderlo, finalmente, efficiente e realmente al servizio dei cittadini. Per le condizioni date e le proteste di piazza che, anche in Calabria, hanno fatto registrare momento di tensione non si può più perdere tempo. La Calabria, i calabresi non possono più aspettare.

Il Segr. Gen.le UILP Calabria Il Segr. Gen.le UILFPL Calabria Il Segr. Gen. UIL Calabria Alfonso Cirasa Elio Bartoletti Santo Biorno