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Agostinelli, ospite al Meeting dell’amicizia tra i popoli a Rimini: Gioia Tauro è la nostra piccola Rotterdam. Ed ora un porto jonico per l’eolico

La posizione dell’Italia nel bacino del Mediterraneo ha da sempre caratterizzato il nostro Paese come “piattaforma” fisica, culturale, economica e politica di ponte e di connessione tra tre continenti. Questa vocazione è stata vissuta ed interpretata in modi diversi a seconda del contesto storico ma viene oggi riproposta come strategica sia per il nostro Paese che per il contesto globale.
In questo contesto, nella sessione intitolata “MARE NOSTRUM: IL MEDITERRANEO, NUOVO NODO DI CONNESSIONI” hanno preso parte Andrea Agostinelli, presidente Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Enrico Giovannini, ministro alle Infrastrutture e Mobilità Sostenibili, Luigi Lucà, amministratore delegato di Toyota Motor Italia, Giampiero Strisciuglio, amministratore delegato e direttore generale di Mercitalia Logistics, Alberto Viano, amministratore delegato di LeasePlan Italia e nuovo presidente di Aniasa, Associazione nazionale industria dell’autonoleggio, sharing mobility e automotive digital, mentre Marco Piuri, FNM general manager e Trenord CEO ha introdotto i lavori.

Il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, ha centrato il proprio intervento sul livello di connettività del porto di Gioia Tauro e dei porti calabresi nel circuito del Mediterraneo. A Gioia Tauro, l’anno in corso è quello che vede cristallizzare il pieno sviluppo dell’intermodalità, grazie ai quotidiani collegamenti con gli hub intermodali di Bari, Nola, Padova e Bologna. Tra gennaio e luglio, il transito in porto ha registrato 423 treni, con una previsione di 900 convogli in un anno.
L’Italia, in difformità agli esempi nordeuropei, – ha detto Agostinelli – è da sempre caratterizzata da una “portualità diffusa”, ove porti storici servono un interland limitrofo. Certamente ciò è stato indotto anche dalla orografia della penisola e delle sue isole. La Calabria ha, invece, una portualità atipica. Grandi porti, artificiali e recenti (salvo Crotone nella sua parte vecchia e Vibo Valentia Marina), sorti non per servire un tessuto produttivo diffuso seppur limitrofo ma per alimentare distretti industriali specifici, che, per noti motivi, non si sono mai insediati.
Con lo sguardo rivolto a Gioia Tauro, Agostinelli ha illustrato il recente percorso di rilancio dello scalo: <